Guerra tra scienziati, 7 medici affermano che "Il virus è ancora pericoloso. Potremmo tornare alla Fase 1"
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Guerra tra scienziati, 7 medici affermano che "Il virus è ancora pericoloso. Potremmo tornare alla Fase 1"

Sette medici hanno firmato un documento che replica al manifesto diffuso da dieci colleghi, per tenere alta l'allerta sui pericoli del covid-19.

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29 Giugno 2020 - 12.55


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Il covid adesso è poco contagioso? Non tutti sono d’accordo. Sette medici hanno firmato un documento che replica al manifesto diffuso da dieci colleghi lo scorso 20 giugno: secondo gli esperti, che citavano dati ospedalieri per avallare la loro tesi,  l’emergenza sanitaria generata dal coronavirus non esiste più. 
“Affermare che il rischio epidemico abbia cessato di esistere non ha nessuna base scientifica”, ribattono i sette del documento – Marcello Tavio (Ancona Ospedali Riuniti, presidente società italiana di malattie infettive e tropicali), Massimo Andreoni (Roma Tor Vergata), Giovanni Di Perri (Torino), Massimo Galli (Milano), Claudio Maria Mastroianni (Roma La Sapienza) e Carlo Federico Perno (Milano, microbiologia) –  come riportato dal Corriere della sera, “può essere causa di disorientamento e indurre una parte della popolazione a non rispettare le indicazioni di contenimento che invece devono essere mantenute”. 
Si legge sul Corriere: 

Il ragionamento parte dall’esame dei focolai che si sono verificati in poco più di una settimana a Roma (San Raffele e Garbatella), Palmi, Mondragone e in Emilia (azienda di spedizioni Bartolini). Sono la dimostrazione «che il virus attualmente circolante è attivo e contagiante. Quando incontra contesti in cui possono essere coinvolti anziani o pazienti a rischio (è accaduto al San Raffaele Pisana di Roma, istituto di neuroriabilitazione) è in grado di causare danni di estrema gravità del tutto simili a quelli che ha fatto all’inizio dell’epidemia». Gli infettivologi osservano inoltre che il virus responsabile del focolaio in Vestfalia (con oltre 1500 casi accertati e 7000 contatti) e che sta mettendo in ginocchio il Brasile sia lo stesso che continua a diffondersi in Italia.

Il timore dei sette è che le affermazioni dei colleghi possano allentare l’attenzione della popolazione, spingendola ad atteggiamenti inappropriati, trasgredendo alle norme che dovrebbero contenere il contagio. Sono stati Alberto Zangrillo, Matteo Bassetti, Arnaldo Caruso, Massimo Clementi, Luciano Gattinoni, Donato Greco, Luca Lorini Giorgio Palù, Giuseppe Remuzzi e Roberto Rigoldi a sostenere che il virus “ha una carica virale più bassa e meno contagiosa”.

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Se prevalesse nell’opinione pubblica la sensazione che il responsabile della pandemia è diventato un ex-nemico sarebbe inutile continuare a insistere sul mantenimento delle misure raccomandate da 4 mesi a questa parte: indossare la mascherina nei luoghi chiusi, igiene delle mani, un metro di distanza dal prossimo, no assembramenti. Sono i messaggi ripetuti senza tregua dal ministro della Salute Roberto Speranza e dai tecnici del Comitato scientifico, Silvio Brusaferro, Franco Locatelli, Giuseppe Ippolito e Giovanni Rezza. La realtà dei fatti racconta che «la guardia non va abbassata». Chi lavora negli ospedali continua a vedere «casi preoccupanti», slegati dai focolai più numerosi. Se non si muore quasi più di coronavirus «è perché i pazienti vengono diagnosticati prima».

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