Il genetista Gasparini: "La sanità va gestita dallo Stato, alle Regioni la medicina territoriale"
Top

Il genetista Gasparini: "La sanità va gestita dallo Stato, alle Regioni la medicina territoriale"

Paolo Gasparini, ordinario di genetica a Trieste: "Attrezzare nuovi ospedali per le malattie infettive, pianificare i centri di ricerca ad alto contenuto scientifico e tecnologico,

Paolo Gasparini, ordinario di genetica a Trieste
Paolo Gasparini, ordinario di genetica a Trieste
Preroll

globalist Modifica articolo

2 Luglio 2020 - 09.54


ATF

Sono loloti a pensarlo e la pandemia ha dimostrato come ci sia il rischio caos con le regioni che vanno per conto loro.

La sanità va gestita dallo Stato. Mentre alle Regioni va lasciata la medicina territoriale. Ne è convinto Paolo Gasparini, ordinario di genetica a Trieste e primario dell’ospedale Burlo Garofolo, che in un’intervista su ‘Italia oggi’ invita a razionalizzare alcuni rami della sanità italiana. “Attrezzare nuovi ospedali per le malattie infettive, pianificare i centri di ricerca ad alto contenuto scientifico e tecnologico, i centri per i grandi ustionati, i trapianti, la neonatologia. Serve una strategia nazionale, non se ne possono occupare le Regioni. Che invece devono riappropriarsi della medicina territoriale”, precisa il genetista che è tra i fondatori di Lettera 150, l’associazione di accademici per l’uscita dall’emergenza coronavirus.
“Non dobbiamo farci trovare impreparati davanti a un’altra epidemia”, dice l’esperto che conferma la drastica riduzione dei casi anche nel proprio ospedale. “Noi tamponiamo tutti, non solo i pazienti, ma anche gli accompagnatori. Abbiamo avuto solo tre casi, una donna proveniente dall’Albania e due bambini lombardi”. Ma l’esperienza di questi mesi “ci insegna che è fondamentale avere una strategia nazionale antipandemia, con indicazioni univoche. Abbiamo avuto regioni in cui le mascherine erano obbligatorie, altre no. Regioni in cui si facevano più tamponi, altre meno”.
Per l’esperto “è fondamentale sapere che una nuova pandemia può esplodere sempre. E che dobbiamo farci trovare preparati. Non possiamo affrontarla a mani nude”. Secondo Gasparini “ci sono due fronti. Quello finanziario: servono più risorse per attrezzare ospedali e reparti, per avere più medici e infermieri. A forza di tagliare, solo negli ultimi 2 anni abbiamo visto un aumento delle borse di studio, abbiamo mandato in corsia gli specializzandi. C’è poi un discorso di strategia: questa emergenza ci ha detto chiaramente che ci sono cose che richiedono un piano nazionale, non può essere lasciato tutto in mano alle Regioni”.
“La sanità – spiega – va ripresa in mano avendo una visione di insieme delle necessità: per esempio decidere di attrezzare nuovi ospedali per le malattie infettive in tutte le Regioni, ospedali che nell’ordinario possano funzionare come strutture normali ma che siano pronti per l’emergenza, ma anche pianificare i centri di ricerca ad alto contenuto scientifico e tecnologico, i centri per i grandi ustionati, i trapianti, la neonatologia. Questo va fatto a livello nazionale. Le Regioni sono troppo diverse tra loro, alcune anche troppo piccole, per poterlo fare con standard omogenei ovunque. Mentre le Regioni da parte loro devono riappropriarsi della sanità territoriale di cui negli ultimi decenni molte si sono disinteressate, oltre che portare avanti i settori specialistici più tradizionali. Se il Veneto ha fatto bene, è anche merito della medicina del territorio che ha salvaguardato”
”Non vorrei che ci dimenticassimo – ammonisce il genetista – che l’Italia, quella delle sale di rianimazione che scoppiavano e dei camion che portavano via le bare dei morti, è andata in sofferenza anche perché non trovava mascherine, dipendevamo dalle importazioni dalla Cina, dal Vietnam. Non avevamo i reagenti per fare i tamponi, al Burlo ce li siamo fatti in casa. Ecco, non possiamo esternalizzare certe produzioni, che saranno anche a basso tasso di tecnologia ma sono strategiche. Dobbiamo essere autosufficienti”.
“Dal punto di vista dei comportamenti – rileva Gasparini – noto un pericoloso abbassamento della guardia. Troppi assembramenti nei punti della movida cittadina, al mare, sui mezzi pubblici. Capisco che c’è voglia di normalità, ma la promiscuità e l’assenza di distanziamento danno luogo a nuovi focolai. Questo è certo. Fin quando non avremo un vaccino, basta niente per far ripartire la diffusione del virus”.

Leggi anche:  Sanità in crisi: la proposta di una tassa sul fumo e il lusso della sanità privata promosso dagli influencer
Native

Articoli correlati