Lo studio: a trasmettere di più il coronavirus sono i positivi con meno di 60 anni
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Lo studio: a trasmettere di più il coronavirus sono i positivi con meno di 60 anni

Analizzati i dati disponibili in Georgia da ricercatori della Emory University, di Princeton, di Bethesda e del dipartimento di Salute Pubblica della Georgia

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22 Agosto 2020 - 17.07


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Secondo uno studio realizzato con i dati disponibili in Georgia da ricercatori della Emory University, di Princeton, di Bethesda e del dipartimento di Salute Pubblica della Georgia, a trasmettere di più il virus sono i minori di 60 anni, rispetto ai più anziani. Anche i superspreaders tendono ad essere più giovani. Il tutto al netto dei bias di campionamento per classi di età”.
A riassumere le conclusioni di una ricerca Usa è Enrico Bucci, ricercatore in Biochimica e Biologia molecolare e professore alla Temple University di Filadelfia, in un post sulla sua pagina Facebook. Il riferimento è a un lavoro pubblicato sulla rivista scientifica ‘Pnas’.

Sui dati analizzati, i ricercatori osservano che, complessivamente, circa il 2% dei casi era direttamente responsabile del 20% di tutte le infezioni. Secondo gli esperti il fenomeno della ‘super diffusione’ sembra essere diffuso nello spazio e nel tempo, e può avere un ruolo particolarmente importante nel guidare l’epidemia nelle aree rurali e un’importanza crescente verso le fasi successive dei focolai sia in contesti urbani che rurali. Ancora nello studio si stima che gli infetti non anziani (60 anni) possano essere 2,78 volte più contagiosi degli anziani, e i primi tendono ad essere il principale fattore di ‘super diffusione’.

“Naturalmente – commenta Bucci nel suo post – la ragione sottostante può essere complessa e comprendere più fattori, da quelli biologici a quelli comportamentali (connettività sociale, mobilità eccetera). L’esperto segnala anche un altro lavoro, di un gruppo di ricercatori di Cleveland, i quali mostrano come le persone di età maggiore di 60 anni tendono ad indossare la mascherina molto di più che non i ventenni.

“Troviamo prove evidenti – è il passaggio citato da Bucci – che gli intervistati più anziani hanno maggiori probabilità di osservare la richiesta di indossare la mascherina rispetto agli intervistati più giovani. Quantitativamente, la probabilità riportata da un intervistato di 60 anni è di circa 15,6 punti superiore sulla nostra scala da 0 a 100 rispetto alla probabilità riportata in media da un intervistato di 20 anni”.

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