“Oggi arriverà qui il primo italiano, il primo volontario che si sottoporrà alla sperimentazione del vaccino. Sono molto soddisfatto e orgoglioso di questo”. Queste le parole di Francesco Vaia, direttore sanitario dello Spallanzani di Roma durante il suo intervento a ‘Uno Mattina estate’ su Raiuno.
Alle 8.30 nell’Istituto il primo test. A sottoporsi una volontaria donna che ha detto: “Spero davvero che serva e che la gente impari ad essere più responsabile”.
“Si inaugura così la classica fase uno – ha aggiunto Vaia – che dovrà verificare se la dose di vaccino non darà effetti collaterali al paziente e, soprattutto, se questa dose è immunogenica, se capace cioè di produrre all’interno dell’organismo la creazione di anticorpi. Anticorpi che devono essere neutralizzati, cioè capaci di bloccare la replicazione virale. Dopodiché i cittadini sottoposti alla sperimentazione, fino all’autunno, verranno osservati per 12 settimane. La seconda e la terza fase prevedono la sperimentazione nei paesi nei paesi dove la virulenza è molto più alta rispetto all’Italia, come il Brasile o il Messico”, ha concluso Vaia.
In tutto sono 90 i volontari scelti su oltre 7mila che hanno presentato la candidatura, e oggi si parte con la prima dose. Il progetto, sviluppato insieme all’azienda bio-tecnologica italiana Reithera, è finanziato dalla Regione Lazio con un investimento da 5 milioni di euro insieme al ministero della Ricerca. L’obiettivo è di avere il vaccino in primavera.
“Se riusciamo ad essere veloci, oltre che bravi, entro fine anno concluderemo ‘il percorso’ della sperimentazione e per la prossima primavera potremo avere il vaccino commercializzato”. È quanto riferito ieri all’aeroporto di Fiumicino dal Direttore Sanitario dell’ospedale Lazzaro Spallanzani. “Cominciamo la cosiddetta Fase 1 che è la fase della sicurezza e della immunogenicità: vale a dire che non ci devono essere effetti collaterali e che deve essere in grado di sviluppare anticorpi naturalizzanti. In autunno, quindi Fase 2 e 3 – conclude Vaia – probabilmente all’estero, sui malati, soprattutto in luoghi come il Brasile, il Messico ed in altri Paesi dove il contagio è molto più forte”.