Covid-19: uno studio di febbraio prevedeva tra i 35 e i 60 mila morti
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Covid-19: uno studio di febbraio prevedeva tra i 35 e i 60 mila morti

Un approfondimento commissionato dall’istituto Superiore di Sanità a un ricercatore della Fondazione Bruno Kessler, il 51enne Stefano Merler.

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30 Agosto 2020 - 11.01


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Il 12 febbraio 2020, il tasso di letalità da coronavirus registrato in quel momento in Cina produceva un “risultato spaventoso” applicato agli scenari italiani, fra i 35 e i 60mila morti. È quanto emerge da uno studio commissionato dall’istituto Superiore di Sanità a un ricercatore della Fondazione Bruno Kessler, il 51enne Stefano Merler.
Lo scrive nella edizione odierna “Repubblica”, che ha ottenuto l’accesso al lavoro del ricercatore presentato al Comitato scientifico quando non c’erano casi ufficiali di Covid-19.
Lo studio si intitola “Scenari di diffusione di 2019-NCOV in Italia e impatto sul servizio sanitario, in caso il virus non possa essere contenuto localmente” ed è stato ottenuto, si legge su Repubblica, “dopo oltre cento giorni di intenso dialogo con il ministero della Salute e la Protezione Civile”.
Da notare che 35.472 è il numero di morti per il coronavirus effettivamente registrato fino a ieri in Italia. “Era prevedibile, ed era stato previsto”, scrive il quotidiano. 
Lo studio si basa sui (pochi) dati arrivati fino a quel momento dalla Cina per cercare di comprendere che cosa sarebbe potuto accadere in Italia: l’impatto sul sistema sanitario (l`11 febbraio nel mondo c’erano 43mila casi, di cui 42mila solo in Cina).
I vari modelli presentati prendono in esame l`indice R0, l`indicatore del numero di contagi a partire da un infetto, escludendo le due situazioni limite. La prima è quella per cui il virus non arrivi in Italia (ipotesi che Merler in un’intervista a fine gennaio aveva escluso categoricamente); la seconda è quella di un virus fuori controllo, come a un certo punto a Wuhan (R0 pari a 2.6; anche se in Italia per un mese è stato oltre 3).
I due scenari considerati plausibili dallo studio sono R0 1.3 e 1.7. Questi i risultati: nel primo scenario i casi di contagio in Italia sarebbero stati circa un milione, nel secondo, addirittura due. Di questi, i casi gravi che richiedono cure, oscillano fra i 200 e i 400mila. Il fabbisogno totale di letti in terapia intensiva varia fra 60 e 120 mila. Nel momento di picco, secondo lo studio, ci sarebbe stato un gap di circa 10mila letti nei reparti di terapia intensiva.
Merler, ricorda Repubblica, ha trascorso gran parte della sua attività professionale a costruire modelli matematici applicati alle pandemie. Che questo coronavirus non andasse secondo lui preso come “una banale influenza”, lo aveva già detto nella menzionata intervista a un quotidiano locale a fine gennaio.

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