“Gli ospedali si preparano alla seconda ondata per non ripetere gli errori della prima, quando malati infetti entrarono in reparti e Rsa. I pronto soccorso si stanno riempiendo e la guardia va tenuta alta. Velocizziamo i processi dei tamponi e già ora ne facciamo più che a marzo e aprile”. Così sulla Stampa il virologo Arnaldo Caruso, professore ordinario e presidente della Società italiana di virologia.
“Il virus non ha orari e gli assembramenti non avvengono solo dopo le 23. Bisogna imporre la mascherina al chiuso con disinfettanti, distanze e soprattutto controlli severi”. I locali senza gli spazi necessari “purtroppo in questa fase devono chiudere”.
I contagi, spiega, “crescono in modo lento, ma progressivo. Non c’è la gravità del passato perché l’età media dei malati è più bassa, però quando il virus colpisce persone fragili e anziane fa ancora male. Da cui il recente aumento di ricoverati in terapia intensiva e di morti”. Per l’esperto “se la curva continua così, senza arrivare ai numeri francesi, il sistema sanitario può reggere. Per questo bisogna stare tutti molto attenti in questa fase, limitare la vita sociale al necessario e avere cura dei soggetti deboli”.
Quanto alla differenza tra nord e sud, “al sud il virus ha circolato poco in passato, ci sono le praterie, molti anziani e un sistema sanitario debole: esiste un vero rischio lockdown, in particolare in Campania. Al Nord non si può certo parlare di immunità di gregge, ma al momento c’è più resistenza”. Secondo Caruso arrivare ai numeri francesi ”è possibile, perché il virus sta dimostrando la sua stagionalità con un picco che potrebbe andare da novembre a marzo come l’anno scorso. Bisogna prepararsi altrimenti le disattenzioni si pagano”.
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