L’immunologo Mantovani: “Il secondo tempo contro il Covid è cominciato male. Nei geni la cura al virus”
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L’immunologo Mantovani: “Il secondo tempo contro il Covid è cominciato male. Nei geni la cura al virus”

Secondo il direttore scientifico dell’Istituto Humanitas di Milano la cura al Covid potrebbe provenire dai geni, che alterano il cromosoma 3

Alberto Mantovani
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15 Ottobre 2020 - 09.03


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Intervistato dal Corriere della Sera, l’immunologo di fama mondiale Alberto Mantovani usa una metafora calcistica per descrivere la fase che stiamo vivendo con il Covid: “Contro il nuovo coronavirus stiamo giocando come in una partita di calcio. Abbiamo sofferto per tutto il primo tempo, in primavera, ma siamo rimasti in piedi, anche se a caro prezzo. Poi c’è stato l’intervallo, dove abbiamo un po’ respirato. Adesso è cominciato il secondo tempo”.

Secondo l’immunologo, questo secondo tempo è cominciato malissimo, soprattutto in Lombardia. 

“Premesso che non sono un epidemiologo, posso solo dire che forse avremmo potuto gestire meglio l’“intervallo” per prevenire quello che sta accadendo. Adesso, però, non dobbiamo perdere la concentrazione per non arrivare ai tempi supplementari o, addirittura, ai rigori. E lì si rischia proprio di perdere”.

Per Mantovani, esiste anche una predisposizione genetica al virus.

“Il cromosoma incriminato è il numero 3. Altri lavori, oltre ai nostri, dimostrano che, nel 3-4 per cento dei pazienti con forme gravi, l’alterazione di certi geni, su questo cromosoma, fa sì che non venga prodotto interferone, una sostanza indispensabile nel contrastare, al primo attacco, le aggressioni virali”.

L’arma anti Covid potrebbe, dunque, venire da studi sui geni. 

Certe applicazioni cliniche – secondo il professore – sono dietro l’angolo, come la ricerca di biomarcatori che ci possono dire se una persona, colpita dall’infezione, è a rischio di andare incontro a forme gravi. Ma bisogna avere pazienza perché la scienza richiede di essere pazienti. Bloccare alcune attività, però, non è la soluzione.

“L’apertura delle scuole, è una priorità assoluta. D’accordo che dobbiamo proteggere gli anziani, ma ancora di più i giovani, con i quali ci giochiamo il futuro del Paese. Se la scuola si ferma, aumenteranno le disuguaglianze sociali”.

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