L’epidemiologo La Vecchia: “La carica virale del Covid potrebbe essere più forte che in estate”
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L’epidemiologo La Vecchia: “La carica virale del Covid potrebbe essere più forte che in estate”

Il professore dell’Università di Milano avverte: “Servono tecnologie avanzate per misurare la carica virale su ampie scale, ma è importante per i pazienti a lungo positivi”

L'epidemiologo Carlo La Vecchia dell'università Statale di Milano
L'epidemiologo Carlo La Vecchia dell'università Statale di Milano
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22 Ottobre 2020 - 08.23


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Il professor Carlo La Vecchia, ordinario di Epidemiologia all’Università degli studi di Milano, è intervenuto al Corriere della Sera sostenendo che “la carica virale dei positivi oggi sia molto più alta rispetto ai mesi estivi. È un’ipotesi che sta in piedi.” 

Il medico spiega che “ci sono soggetti che diffondono il virus molto più facilmente di altri, tenendo però presente che anche la ‘predisposizione’ ad essere contagiati cambia”.

Pertanto, afferma La Vecchia, “Misurare la carica virale su vasta scala richiede ancora tecnologie sofisticate e costose”, quindi – precisa – “è difficile, su base scientifica, correlare l’alta carica virale al numero dei ricoveri”.

Il professor La Vecchia spiega anche che “misurare la carica virale è importante per i pazienti a lungo positivi, dopo diversi tamponi ancora costretti a casa: valutandola si stabilisce se persiste il pericolo di contagio o meno”. 

Quanto a come lui stesso valuta l’evoluzione della malattia nell’ultimo periodo, la risposta del professore è che “la diffusione e gli esiti della malattia sono molto differenti da marzo: abbiamo un numero di positivi enormemente più alto ma un numero di ricoveri in terapia intensiva limitato, cosi com’è limitato (sempre in relazione a marzo e aprile) il numero dei decessi per Covid”.

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Il punto vero di debolezza, semmai, è il sistema ospedaliero il cui tallone d’Achille è “la media intensità, i pazienti con sintomi importanti ma non gravi”, in quanto “non abbiamo un sistema di medici di base efficiente come quello tedesco che si prende cura di questi soggetti. Occorrono ospedali periferici con 2-300 posti letto, destinati a questi ricoveri. E “questo aiuterebbe enormemente le terapie intensive”, conclude il professor La Vecchia. 

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