Essere positivi non significa per forza essere contagiosi e quindi in grado di trasmettere il coronavirus: l’ipotesi, che circolava già da tempo nella comunità scientifica, è stata confermata da uno studio condotto dall’Istituto Mario Negri, sostenuto da Regione Lombardia, Brembo Spa e Milano Serravalle – Tangenziali Spa, che ha portato alla validazione del test sierologico rapido di Prima Lab, azienda svizzera.
Come spiega il Corriere della Sera, la ricerca, iniziata a maggio, verrà pubblicata su EBioMedicine, uno dei giornali del gruppo di Lancet. L’obiettivo era quello di studiare l’attendibilità dei test, rapidi appunto, di una società nota per la sua serietà, la svizzera Prima Lab, con cui il Negri non ha rapporti commerciali. Su 423 volontari sottoposti al sierologico, 23 sono poi risultati positivi anche ai tamponi, che sono stati sottoposti a un ulteriore confronto con cellule vive, rimaste tali.
“L’analisi evidenzia una bassissima carica virale che fa pensare a una capacità infettiva probabilmente nulla – dice Susanna Tomasoni, capo del laboratorio di Terapia genica e riprogrammazione cellulare -. I dati suggeriscono che qualificare l’entità della carica virale, piuttosto che riportare solo una positività di per sé, è importante per ottimizzare i criteri di dimissione dei soggetti infetti”.
Sarà possibile dunque essere liberi dalla quaratena?
“Questo studio ha importanti risvolti per le politiche di contenimento del nostro servizio sanitario nazionale — sottolinea Ariela Benigni, segretario scientifico e coordinatore delle ricerche —. È molto prezioso per liberare dalla quarantena soggetti con carica virale bassa”.
Argomenti: covid-19