Il Monoclonal Antibodies Discovery (Mad) Lab della Fondazione Toscana Life Sciences in collaborazione con l’Istituto Nazionale Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma stanno provando a mettere a punto una cura grazie agli anticorpi monoclonali.
Sono sorti alcuni problemi, in particolare l’elevato costo, anche se un malato di Covid può guarire in 48 ore.
“Tra i 3 anticorpi dimostratisi più promettenti – si legge in un documento dello Spallanzani – ne è stato selezionato uno, che si è dimostrato il più potente contro il virus e che sarà testato nelle prove cliniche il cui avvio è atteso entro fine 2020”. Ma, spiega oggi c’è uno scoglio difficile da superare:
Il problema però è che è un approccio costoso, a differenza di un vaccino questo farmaco costa da 10 a mille volte di più. Dunque, possono servire alcune centinaia di migliaia di euro l’anno per la cura dei pazienti. Se lo si utilizzasse per tutti e diventasse un prodotto di massa, sarebbe difficilmente sostenibile».
Si aggiunga poi che «il vantaggio di questi anticorpi è da dimostrare. Bisogna capire se basta una sola infusione per eliminare il virus, e in quel caso il costo diventa più sostenibile. Ma è chiaro che – rimarca Mauro Pistello, ordinario di Microbiologia e Microbiologia clinica all’Università di Pisa e vicepresidente della Società italiana di Microbiologia – se dovessimo curare tutti con questa misura probabilmente il nostro pil diventerebbe una voragine».
Anche Filippo Drago, componente della task force sul Covid della Società italiana di Farmacologia e a capo dell’unità operativa di Farmacologia clinica del policlinico di Catania, invita alla cautela:
«Gli anticorpi monoclonali sono sviluppati con metodiche di biotecnologie avanzate che ci costeranno tantissimo – spiega Drago – C’è un problema economico da considerare nell’immediato, e poi anche uno di tipo etico. Qualora gli anticorpi monoclonali fossero pronti non sappiamo poi quali soggetti potranno accedere veramente a questa cura».
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