Mantovani ci dà una buona notizia: "Stiamo lavorando su un test che capisce la gravità della malattia"
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Mantovani ci dà una buona notizia: "Stiamo lavorando su un test che capisce la gravità della malattia"

Il direttore scientifico dell’Istituto Humanitas di Rozzano: "Esistono particolari geni che aumentano il rischio. Non saprei indicare i tempi per lo sviluppo industriale"

Alberto Mantovani
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19 Novembre 2020 - 09.26


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Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Istituto Humanitas di Rozzano e professore emerito all’Humanitas University a Milano parla di “luce in fondo al tunnel”: con i colleghi su Nature Immunology descrive un test per prevedere chi, fra i positivi, si ammalerà in modo grave.

“Con i colleghi del Papa Giovanni XXIII di Bergamo – spiega – abbiamo trovato un mattone del sistema immunitario legato alla forma grave della malattia. Può essere individuato con un esame semplice ed economico, un test sierologico che si aggiunge a quelli disponibili. Lo abbiamo provato su circa 150 pazienti da noi e a Bergamo. Livelli elevati di questa proteina sono associati a un altissimo rischio di aggravamento. Per un medico è importante sapere su chi concentrare l’attenzione. In futuro servirà a dare i farmaci giusti a chi ne può beneficiare di più”.

Sui tempi per questo nuovo test, spiega: “Lo abbiamo dato a vari laboratori scientifici, pensiamo di portare avanti la validazione con il San Gerardo di Monza e il San Raffaele di Milano. Non saprei indicare i tempi per lo sviluppo industriale e la messa in commercio. Il nostro obiettivo è riconoscere i pazienti che si ammaleranno della forma grave. Abbiamo provato a cercare una prima risposta nella genetica: esistono particolari geni che aumentano il rischio, in particolare quelli sul cromosoma 3 che regolano l’infiammazione o l’interferone, uno degli attori della prima linea della difesa immunitaria contro il Covid. In seconda battuta è stato scoperto, ma non da noi, il ruolo dell’autoimmunità: esistono persone che producono autoanticorpi che minano quella stessa prima linea del sistema immunitario o che aumentano il rischio di trombosi. Oggi con il nostro test abbiamo messo un terzo mattone. Stiamo cercando di fare in dieci mesi quello che per i tumori abbiamo fatto in cinquant’anni”.

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