Tutto circola attorno all’Rt: questo è l’unico modo per tenere sotto controllo l’epidemia secondo Stefano Merler, ricercatore della Fondazione Bruno Kessler di Trento.
“Rt sotto l′1 e non più di cinque-diecimila casi al giorno. La velocità con cui l’Rt sta diminuendo è simile a quella che abbiamo visto con il lockdown dell′11 marzo. Noi lì abbiamo calcolato che da 3 è sceso a 0,75 in 21 giorni. Vuol dire che è diminuito a una velocità superiore a 0,1 al giorno. Verosimilmente, dunque, l’Rt può tornare sotto l′1 velocemente, speriamo già nei prossimi giorni. È possibile perfino che sia già sceso sotto il valore-soglia, poiché viene aggiornato con qualche giorno di ritardo. Ma al momento non so quando i casi possono scendere ai valori più accettabili di cinque-diecimila”.
“L’Rt – spiega – è lo strumento fondamentale per dirci cosa succederà nelle prossime settimane, dal momento che misura l’indice di trasmissibilità del virus. I dati raccolti in emergenza possono essere incompleti e contenere errori. Senza dolo. Ma l’Rt è più che affidabile perché basato sui casi sintomatici, di cui abbiamo informazioni complete per il 95% dei pazienti contro il 30% della Germania. Al 3 novembre, ultimo valore comunicato, era a 1,43. Domani sarà annunciato quello dell′11 novembre. L’altro dato importante è l’incidenza di casi al giorno: in Italia siamo intorno a 34mila. Dunque, per capire come siamo messi dobbiamo valutare insieme questi due parametri: è evidente che se il numero assoluto di contagiati è elevato, anche se l’Rt scende, comunque resta un’ampia fascia della popolazione che va avanti a infettare. Poi ci sono tanti altri parametri importanti che vanno considerati, come per esempio l’occupazione dei posti letto”.
Al momento, aggiunge Merler, “la buona notizia è che l’Rt è in discesa: il 26 ottobre era a 1,5, il 23 ottobre a 1,7. La sua decrescita è iniziata intorno al 20 ottobre, quando è stato raggiunto il picco di trasmissione, almeno per il momento, di questa seconda ondata, con un Rt di 1,8 a livello nazionale, anche più alto in alcune Regioni. In mezzo ci sono 3 Dpcm del premier Giuseppe Conte e le ordinanze regionali di contenimento del virus. Finché l’Rt non torna sotto l′1, in ogni caso, l’epidemia non è sotto controllo. E in contemporanea deve abbassarsi anche il numero assoluto di casi, che idealmente non deve essere superiore a cinque-diecimila al giorno, anche per permettere al contact tracing di tenere sotto controllo i focolai, come quest’estate”.
Ma occorre mantenere le misure di contenimento: “Quello che abbiamo imparato dall’analisi dei dati della Cina che abbiamo elaborato come Fondazione Bruno Kessler tra gennaio e febbraio e su cui abbiamo fatto diversi studi, è che in assenza di misure ogni infetto arriva a contagiarne altri 3. Purtroppo, poi, le persone possono trasmettere la malattia prima di avere i sintomi: e questo l’abbiamo capito fin dall’inizio perché il tempo che passa tra quando io mi infetto e sviluppo i sintomi è in media di 5 giorni, ed è tra 2 e 12 giorni il periodo di tempo tra quando io mi infetto e infetto un’altra persona. Questo è quello che rende il Covid, per esempio a differenza della Sars, difficile da controllare. La terza cosa che abbiamo visto è la cattiveria del virus: su 100 casi rilevati, circa 15 necessitano di ospedalizzazione e 2 finiscono in terapia intensiva”.
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