Il medico Vincenzo Asaro, direttore sanitario dell’Ospedale di Licata, racconta come in un periodo delicato come questo, i giovani medici che tanto ci mancano sono trattati in modo indelicato dalla politica.
I fatti: era il 24 luglio quando il Ministero dell’Università e della Ricerca pubblicava il bando per l’ammissione dei medici alle Scuole di Specializzazione di Area sanitaria per l’anno accademico 2019/2020. Il bando prevedeva lo svolgimento della prova il 22 settembre e la pubblicazione della graduatoria unica di merito nominativa con l’indicazione, per ogni candidato, del punteggio ottenuto e della posizione in graduatoria il 5 ottobre 2020.
Per ottimizzare gli effetti e per una utile collocazione presso le diverse Scuole i candidati sarebbero stati chiamati ad effettuare le proprie scelte di tipologia e di sede improrogabilmente a decorrere da lunedì 5 ottobre 2020, data di pubblicazione della graduatoria, a venerdì 9 ottobre 2020 ore 12.00.
L’assegnazione dei candidati alle relative scelte sarebbe avvenuta il 12 ottobre 2020.
Il bando prevedeva inoltre delle sessioni straordinarie di recupero dei posti, a partire dal giorno 28 di ottobre.
Le sessioni di recupero si sarebbero ripetute fino all’assegnazione di tutte le borse disponibili.
Il bando prevedeva inoltre l’inizio delle attività didattiche per i medici immatricolati alle scuole di specializzazione di area sanitaria, al 30 dicembre 2020. Lo svolgimento della prova avveniva regolarmente, era il 22 settembre.
Quello che si verifica poi, complici una serie di ricorsi e controricorsi al Tar Lazio ed al Consiglio di Stato, era la rimodulazione continua del Mur delle date di scadenza, determinando una situazione di estremo disappunto e disagio, stabilendo la fase delle scelte a partire da lunedì 23 novembre fino al 30 novembre 2020, con assegnazioni il 3 dicembre .
Come se tutto ciò non bastasse, nella serata del 3 dicembre l’ennesimo colpo di scena.
Dapprima uno scarno comunicato col rinvio delle assegnazioni a data da destinarsi, successivamente il video-comunicato del ministro Manfredi che invitava a portare pazienza e confermava l’inizio delle attività didattiche comunque per il 30 dicembre.
Basterebbe soltanto la lettura di quanto sopra riportato per evidenziare con quanto poca accortezza ha operato e continua ad operare il ministero.
Quello che oggi contestano i medici, è innanzitutto la mancanza assoluta di rispetto verso i giovani professionisti, fino a rasentare la presa in giro.
In un momento in cui la categoria dei medici, nel pieno di una gravissima pandemia, è la più richiesta, in un momento in cui si è dovuto fare ricorso a medici provenienti da altre Paesi per sopperire a prioritarie esigenze assistenziali, in un momento in cui la categoria ha pagato un prezzo altissimo per assicurare la salute alla popolazione facendo registrare centinaia di medici morti per servizio, in questo quadro si consente che, con burocratico distacco, avvenga tutto questo.
Bisognerebbe conoscere cosa c’è dietro ciascuno di questi quasi 24.000 medici in attesa di sapere cosa riservi loro il destino sia per quanto attiene la loro formazione che la carriera professionale.
Bisognerebbe riflettere sugli anni e anni di durissimi sacrifici, conditi di speranze, di voglia di lavorare e servire il Paese per giungere all’agognata meta del conseguimento della laurea e lo studio preliminare per la partecipazione al concorso. Questi giovani professionisti non possono essere ulteriormente mortificati.
E’ inammissibile che oggi, a meno di un mese dall’inizio delle attività didattiche, decine di migliaia di giovani e bravi professionisti non debbano ancora sapere in quale parte d’Italia dovranno continuare la loro formazione, che potrebbe anche essere a centinaia di chilometri di distanza dalla loro abituale residenza. Dovranno, magari in pochi giorni, rivedere con mogli/mariti, compagni/compagne o ancora figli e figlie, l’organizzazione familiare. Dovranno magari disdire rapidamente gli attuali affitti, con rischio di pagare penali e contemporaneamente trovare nuove soluzioni abitative e programmare il trasloco.
Dovranno magari rassegnare immediate dimissioni da precari posti di lavoro con intuibili ripercussioni economiche e mettendo in crisi la struttura dove si lavora, accentuando i problemi legati all’epidemia ( molti giovani lavorano nelle Usca o in strutture legate all’emergenza covid) .
Tutto ciò è avvenuto tra l’indifferenza degli organi preposti ed in particolare del ministro e del ministero, entrambi largamente colpevoli. Colpevoli per aver mortificato i giovani medici senza neppure informarli tempestivamente, aspettando l’ultimo minuto per scrivere scarni, burocratici e umilianti comunicati. Vergogna ministro Manfredi, ha un solo modo per provare a salvare la faccia: innanzi tutto, porga immediate e sincere scuse a questi medici, poi provveda con assoluta immediatezza a risolvere il problema, non aspettando ancora trincerandosi dietro pretestuose, scadenze di pronunce di tribunali.
E se dovesse avere torto, ministro, ammetterà gli eventuali aventi diritto esclusi, anche in sovrannumero.
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