I vaccini Pfizer prodotti in Belgio, come era stato annunciato, sono attesi all’aeroporto di Pratica di Mare a Latina, mentre quelli di AstraZeneca e Oxford sono infialati alla Catalent di Anagni. Il vaccino italiano, atteso per l’estate, sta venendo testato invece a Castel Romano.
Gli anticorpi monoclonali sono trattati invece a Pomezia, presso l’azienda Menarini: venti ettari di capannoni fatti di vetro, acciaio e pareti bianche poco prima di Latina. Tutto dentro è completamente asettico, per garantire che gli anticorpi artificiali contro il Covid messi a punto da Eli Lilly possano finire nelle vene senza rischi, aiutando chi non riesce a schierare difese immunitarie sufficienti contro la malattia.
A gestire alcune delle fasi principali della produzione di bamlanivimab (la formulazione e il riempimento dei flaconi) sarà la Bsp Pharmaceuticals di Latina che produce già da dicembre oltre 100 mila dosi al mese dedicate ai Paesi dove il farmaco è già stato autorizzato, ad esempio in Usa, Canada e Israele e in Europa in Ungheria, ma non in Italia dove ancora l’Aifa non si è espressa. La produzione oltre al sito italiano vede coinvolti altri 6 stabilimenti nel mondo. La presentazione della collaborazione oggi a Latina.
Da sempre destinati all’oncologia, gli anticorpi monoclonali sono stati studiati anche per la cura del coronavirus. “Abbiamo fatto in pochi mesi ciò che di solito richiede anni – spiega Huzur Devletsah, presidente e amministratore delegato di Lilly Italy Hub – rimanendo impegnati a rispettare i nostri rigorosi standard per la sicurezza dei pazienti e la qualità dei prodotti. E abbiamo autofinanziato i costi di ricerca, sviluppo e produzione per i nostri potenziali trattamenti per Covid-19 senza chiedere fondi ai governi. Crediamo, infatti, che questo sia il nostro ruolo come azienda biofarmaceutica: investire nella ricerca e creare nuovi farmaci per momenti di forte crisi come questa pandemia, così come per altre malattie croniche o potenzialmente letali”.
“Il nostro obiettivo è garantire che le terapie con gli anticorpi Lilly siano disponibili per i pazienti che ne hanno bisogno, indipendentemente dal luogo in cui vivono”, prosegue Devletsah, aggiungendo: “Lilly, che ha già prodotto globalmente oltre un milione di dosi nel 2020, prevede di incrementare la disponibilità del farmaco in modo sostanziale a partire dal primo trimestre del 2021, poiché saranno disponibili durante tutto l’anno risorse aggiuntive di produzione. Per garantire un rapido accesso a questo trattamento ai pazienti di tutto il mondo- sottolinea – Lilly ha investito nella produzione a rischio dell’anticorpo su larga scala, ancor prima che i dati dimostrassero il suo potenziale per diventare un’opzione terapeutica significativa per Covid-19. Speriamo – chiosa – che le nostre terapie anticorpali rappresentino parte della soluzione a una pandemia che ha già portato via tantissime vite umane, troppe”.
“Quando quest’estate, Lilly ci ha chiesto di produrre lo step di formulazione e frazionamento asettico di bamlanivimab, per un momento abbiamo avuto paura di non riuscire per i quantitativi, per le tempistiche sfidanti e per dover convincere alcuni dei nostri Clienti a darci respiro per il 2021 – sottolinea Aldo Braca, presidente di Bsp Pharmaceuticals – Confesso, però, che l’onore di essere stati scelti da un cliente così rispettato nel mondo farmaceutico, per qualità e dedizione alle persone, ed essere parte del suo network tecnologico nella produzione di un farmaco così importante in procedura di emergenza, ci ha dato una carica emotiva notevole, perché significa che Bsp è considerata un partner valido ed importante, all’altezza di questo compito. Abbiamo in pochi giorni assunto circa 80 persone – riferisce – iniziando training ed investito diversi milioni di euro in tecnologia e risorse, che ritenevamo importanti per garantire la qualità e sicurezza di questo super-anticorpo…e ora ci siamo!”.
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