Non si è mai fatta una vaccinazione di massa con uno stato di trasmissione di un virus così alto e ampio e questo può comportare dei rischi. Sulla scuola non sappiamo cosa succede a livello di contagio, nelle diverse fasce di età ma sarebbe importante conoscere la situazione per poterla gestire con consapevolezza e trovare il modo di tenere aperte le scuole, fare uno studio che richiede solo qualche settimane. Il professore ha offerto alla Regione Veneto di “dare una mano” vista la drammaticità della situazione.
Questi gli argomenti toccati con il Professor Crisanti in questa intervista.
Per quanto riguarda la situazione del monitoraggio, del contact tracing, non se ne parla quasi più, questo che cosa comporta?
Comporta una perdita di opportunità, perché nel momento in cui si cominciano le vaccinazioni. Questo fattore, il distanziamento sociale e il contact tracing, sono tre misure che si potenziano a vicenda. Se venissero fatte bene, si potrebbe arrivare veramente ad un contenimento significativo della trasmissione.
E secondo lei adesso per riprendere il contact tracing si potrebbe fare qualcosa?
Ora andrebbe fatto in un altro modo rispetto a come è stato fatto fino ad ora, bisognerebbe ripensarlo. Ma con questo livello di contagi non si può fare nulla.
Inoltre con questi livelli di trasmissione una vaccinazione prolungata può favorire l’emergenza di varianti resistenti al vaccino. Quindi o si vaccina tutti assieme il più velocemente possibile, oppure bisogna abbattere la trasmissione, perché vaccinare lentamente con livelli di trasmissione elevata, secondo me, è un azzardo biologico.
In che senso?
Nel senso che si favorisca la mutazione del virus. Ogni volta che il virus si trasmette muta.
Già l’arrivo della variante inglese, rischia di comportare dei problemi. Perché, se si diffonde, più ampiamente e con più velocità, per garantire la copertura, richiede che la percentuale di vaccinati non sia solo del 70%, deve essere del 90%. Quindi potrebbe richiedere di rendere necessaria l’obbligatorietà.
In passato quando sono state fatte le vaccinazioni, sono state fatte quando i livelli di contagio erano meno seri?
Non mi risulta si sia fatta una vaccinazione di massa con elevati livelli di trasmissione e così vasta diffusione. In genere la vaccinazione si fa sempre nei gruppi di età dove non c’è trasmissione o la trasmissione è più bassa possibile o molto circoscritta. Non si fa una vaccinazione di massa con questi livelli di trasmissione di prassi.
In Inghilterra ventilano la possibilità di variare la modalità con cui verranno somministrare le dosi di vaccini. Quindi per esempio di posticipare la somministrazione della seconda dose ecc. Questo che rischi può provocare?
Questa è una cosa che penso sia un’autentica follia. Che rischi può provocare? Non si sa. Ma cosa lo abbiamo fatto a fare tutto il processo di autorizzazione allora? Me lo spiegassero, se poi la modalità di somministrazione è diversa dalle procedure con le quali è stato approvato il vaccino e secondo le quali si è previsto funzioni. Si introduce una variabile che mette in discussione la validità della vaccinazione stessa. Ripeto, non si sa che effetto avrà. Non mi pare una cosa da poco.
La validazione cosa comporta? E’ una procedura concordata e convalidata dalla comunità scientifica?
Il vaccino è stato approvato sulla base di dati che sono emersi da una sperimentazione, il cosiddetto trial. Questo trial dice che se si seguono determinate regole, si ottiene un certo livello di protezione. Se si cambiano le regole non si sa che livello di protezione si ottiene. Avrebbe un effetto devastante, perché dimostrerebbe che tutto il processo di validazione non serve a niente.
Quindi metterebbe in discussione un processo scientifico?
Metterebbe in discussione alla radice tutto il processo di approvazione. Sia dal punto di vista sostanziale ma soprattutto formale. Abbiamo rassicurato tutti dicendo che sono cose testate, valutate, approvate e poi facciamo? Una cosa che non è stata nemmeno approvata. E’ una cosa da matti.
E’ contraddittorio?
E’ irresponsabile! m ina la fiducia nelle istituzioni e nelle autorità che regolano l’approvazione dei farmaci e dei vaccini tutti. Risulta che non servono a niente.
Si parla molto della questione scuola, come ha più volte sottolineato il problema fondamentale è che non ci sono dati per valutare eventuali forme di apertura o giustificare le chiusure. Secondo lei perché non sono stati raccolti? Cosa si dovrebbe fare per raccoglierli?
Perché non sono stati raccolti, lo si dovrebbe chiedere a chi era responsabile di questo processo di sorveglianza e di valutazione. Ora l’unica cosa da fare è aprire un distretto in una zona gialla, uno in una zona rossa, una in una zona arancione e cercare di capire cosa succede all’interno delle scuole a livello di trasmissione.
Basterebbe anche la considerazione di campioni limitati?
Basta aprire un distretto omogeneo in ciascuna zona, poi si fanno dei campionamenti di quei distretti. Bisogna capire se ci sono differenze a seconda della densità di presenza in classe, le dimensioni degli spazi, l’età dei ragazzi, a seconda della mobilità, della pendolarità. Si devono considerare diverse variabili che influenzano questa cosa e vanno studiate.
Quanto tempo può richiedere uno studio di questo genere?
Se fatto bene anche tre, quattro settimane.
Per concludere. In Veneto ci sono numeri drammatici. Sentivo ad un recente incontro pubblico/virtuale a cui a partecipato, che ha proposto al governatore di “dare una mano”.
Sì.
In che senso?
Non le posso dire di più. Non è una cosa che voglio commentare in questo momento.
Ma ha già ricevuto una risposta? E’ una possibilità è ancora aperta?
In questo momento posso dire che la cosa è ancora aperta.
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