Stiamo lentamente uscendo dal tunnel e occorre guardare con positività ai prossimi mesi.
L’epidemiologo e professore all’Imperial College di Londra Francesco Forastiere commenta la sitauzione attuale nel nostro paese.
“E’ un’Italia che sta reggendo l’impatto dell’epidemia anche se la diminuzione dei casi osservata nell’ultimo monitoraggio non è sufficientemente rapida. La flessione è frutto dei divieti di spostamento in vigore nel periodo natalizio e nei primi giorni di gennaio”.
Forastiere vede nei dati un “lieve guadagno, ma siamo in una fase in cui non possiamo sentirci al sicuro, dobbiamo superare l’inverno. Quindi prepariamoci al mantenimento nei prossimi due mesi di zone rosse e arancioni”.
“Il fatto di avere tassi di incidenza superiori a 300 per 100mila abitanti, quando il livello di guardia è 50 – avverte – ci dice che siamo ben lontani dal traguardo, cioè giallo e bianco in tutte le Regioni”.
Per Forastiere, “si attribuisce troppa importanza all’Rt. Bisogna guardare anche il tasso di incidenza settimanale. Immaginiamo di essere alla guida di un’auto. L’incidenza rivela a che velocità andiamo – spiega – mentre l’Rt indica quanto stiamo accelerando. Tutte e due le informazioni sono necessarie”.
Ospedali troppo occupati? “Purtroppo sì, e questa osservazione – risponde – fa capire che dobbiamo essere molto cauti. Non siamo affatto vicini alla meta. Inoltre guardiamoci intorno. La Francia è in una fase molto pericolosa. Ricordiamo quanto è accaduto nei mesi scorsi. A settembre in Francia e Spagna i contagi salivano e in Italia facevamo i gradassi. A ottobre abbiamo smesso di ridere”.
Del resto, siamo in inverno. “La stagione favorisce il contagio nei luoghi chiusi. L’estate è una stagione più benevola, si vive all’aperto”.
Forastiere ha collaborato allo studio dell’Associazione italiana di epidemiologia pubblicato su ‘Scienzainrete’, in cui si afferma che l’epidemia è stata fermata solo nelle zone rosse e, in modo minore, in quelle arancioni.
“In questo studio sono stati valutati i dati di undici Regioni, corrispondenti a 50 milioni di abitanti. E stato osservato cosa succedeva nelle 4 settimane successive ai Dpcm del 24 ottobre e del a novembre, quello dell’attribuzione dei colori. Il declino importante dei casi – racconta – si è visto nelle Regioni rosse al nord come al centro sud. Nelle aree arancioni il calo è stato minore e disomogeneo, mentre il giallo non ha funzionato in modo omogeneo”.
Conclusione? “In questa fase epidemiologica possono funzionare solo restrizioni rigide ed è giusto quanto si è fatto recentemente abbassando le soglie aldi sopra delle quali le Regioni entrano in rosso. E’ indispensabile – commenta – Solo provvedimenti restrittivi possono garantire il drastico rallentamento dell’epidemia”.
Non solo. “Bisogna intervenire quanto più precocemente possibile, già ai primi segnali di aumento dell’incidenza. Senza provvedimenti tempestivi e rigidi la salita dei casi è scontata. Parliamo di una o due settimane di anticipo”.
Bisogna dare “molto più peso all’incidenza settimanale. Ora il sistema di monitoraggio è molto complesso, poco agile e richiede la messa a punto di indicatori complicati che allunga i tempi. Sarebbe auspicabile inoltre una strategia di restrizioni programmate, non a ‘yo-yo’, per dare riferimenti a cittadini, imprese e operatori”.
Infine, la variante inglese è “un pericolo addizionale da studiare e comunque dovrebbe portare a una cautela maggiore”.
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