La situazione è grave ma non tutti vogliono vedere: “Vedo una situazione pericolosa, perché ogni giorno aumenta il carico sui servizi sanitari e ritrovarci oggi come Codogno un anno fa non è bello”.
Lo ha affermato l’epidemiologo Fabrizio Stracci, professore associato di Igiene generale e applicata dell’Università degli studi di Perugia, che in una intervista a ‘Il Messaggero’ torna a evocare il blocco totale per l’Umbria e almeno le province limitrofe.
“Mi chiamano ‘mister lockdown’, ma non è che abbia questa passione. Penso però sia più produttivo introdurre un periodo di blocco centrato per poi ritrovarsi più liberi dal virus e dalle sue conseguenze, che vivere limitazioni frammentate: l’obiettivo dev’essere eliminare il virus dai territori”, avverte.
Quando si è iniziato a capire l’effetto varianti? “Quando sono comparsi vari cluster nelle Rsa e negli ospedali – risponde Stracci – Dopo le festività ci aspettavamo una risalita dei contagi ma dai comuni ci dicevano che si trattava di cluster familiari e questo era plausibile, potendo le persone incontrarsi, anche se questo non giustificava i focolai sanitari. Poi, ci ha insospettito l’elevata incidenza sui giovani i cui contagi, a scuole semi-chiuse o chiuse, schizzavano più rispetto agli adulti. Fossero state infezioni familiari avrebbero colpito allo stesso modo, invece queste caratteristiche si sono rivelate quelle di un virus che si diffonde di più ed è più difficile da fermare, come per la variante inglese più diffusa tra i giovani”.
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