Galli: "Ispezioni dell'Ue in Russia per verifcare il vaccino Sputnik? Potevamo pensarci prima"
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Galli: "Ispezioni dell'Ue in Russia per verifcare il vaccino Sputnik? Potevamo pensarci prima"

Il primario di malattie infettive al Sacco: "Già l'estate scorsa era stata ventilata questa ipotesi di lavoro ma è caduta nel vuoto."

Massimo Galli
Massimo Galli
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17 Febbraio 2021 - 18.11


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Il professore e primario di malattie infettive al Sacco di Milano Massimo Galli ha ribadito, riguardo il piano vaccinazione, che “sarebbe molto importante poter avere una strategia vaccinale in condizione di funzionare nel breve termine e in modo vasto: più ti allunghi nelle somministrazioni, più aumenti i rischi, persino generati dalle persone vaccinate. Esistono infatti le ‘escape mutantions’ note anche per altre condizioni: si verificano tanto più restano persone non immuni, pur se vaccinate, perché queste persone non rispondono in modo previsto all’immunizzazione indotta”.
“Mi auguro davvero che i 20 milioni di vaccinati previsti a giugno saranno tali, a livello organizzativo potremmo essere in grado di farlo – si azzarda a dire Galli – ma bisogna vedere se avremo i vaccini”.
Rispetto alle dichiarazioni della presidente della Commissione europea sulla possibilità di ispezionare i siti di produzione russi per il vaccino Sputnik, Galli rincara quanto sostenuto oggi anche da Silvio Garattini: “Potevamo pensarci prima e aggiungo che potevamo prima ampliare gli impianti di produzione che abbiamo nei Paesi europei perché potessero accogliere su licenza la produzione del vaccino. Già l’estate scorsa era stata ventilata questa ipotesi di lavoro ma è caduta nel vuoto. Anche perché il tema ora è, anche qualora dovessimo avere il vaccino Sputnik, quanti abitanti deve ancora immunizzare la Russia? Sicuri che non avremo lo stesso problema di dosi mancanti? Non siamo ancora certi che i russi abbiano un potenziale così ampio da esportare i vaccini, mi auguro di sì. Attualmente non c’è un paese autonomo sulla produzione, eccetto forse per Stati Uniti e Cina. Seguendo giustamente le regole e i trattamenti commerciali, in Europa, la proprietà intellettuale del vaccino come invenzione resta alle case farmaceutiche ma almeno avremmo dovuto pensare a prepararci ad una produzione su licenza. Ora, come sembra, che dobbiamo cimentarci con il cambiamento di alcuni vaccini per far fronte alle varianti, tecnicamente è fattibile ma la procedura appesantisce ancora di più il processo: una sfida ulteriore”.
Secondo Galli, quindi, “abbiamo due strategie davanti: vaccinare i più fragili e lasciare buona parte della popolazione soggetta alle mutazioni del virus, una situazione dinamica con un rischio che noi stessi, con i non vaccinati, contribuiamo ad implementare. L’altra è quella di creare una barriera di immunità di comunità vasta che ostacola la circolazione del virus e impedisce così il crearsi di nuove varianti. La strada migliore è la seconda ma la sua praticabilità resta un grande punto interrogativo”. 

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