Il proliferarsi delle varianti Covid aveva reso necessario uno strumento che rendesse possibile l’identificazione nei contagiati.
Strumento che, secondo il virologo dell’Università di Milano Bicocca Francesco Broccolo è in via di definizione.
“Pronto il test che riconosce le varianti. Abbiamo appena ottenuto la marcatura Ce. Per la produzione dei primi kit ci vorrà qualche giorno. È simile alla Pcr con cui facciamo i tamponi molecolari. Bastano poche ore per avere il risultato”.
“Usiamo delle sonde” continua Broccolo, “cioè brevi sequenze genetiche che corrispondono a quelle del virus mutato. Quando le sonde incontrano una sequenza identica, le si legano e fanno accendere una proteina fluorescente. Possiamo usare una sonda per ogni mutazione. Costruirne di nuove non è difficile, occorre circa una settimana”.
Al momento sono disponibili due sonde “per riconoscere la variante inglese. Corrispondono a due delle mutazioni della proteina spike. La prima sonda riconosce una delezione in posizione 69/70, cioè una parte dell`Rna che il coronavirus ha perso. La seconda riconosce la famosa mutazione in posizione 501, responsabile della contagiosità”.
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