“Per la seconda settimana consecutiva – afferma Nino Cartabellotta- si registra un incremento dei nuovi casi che negli ultimi 7 giorni supera il 33%, segnando l’inizio della terza ondata”.
Netto incremento dei nuovi casi (123.272 contro 92.571) con forte rialzo degli attualmente positivi (430.996 contro 387.948), delle persone in isolamento domiciliare (409.099 contro 367.507), dei ricoveri con sintomi (19.570 contro 18.295) e delle terapie intensive (2.327 contro 2.146), a fronte di un modesto calo dei decessi (1.940 contro 2.177). È quanto emerge dal monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe nella settimana 24 febbraio-2 marzo 2021 rispetto alla precedente.
Rispetto alla settimana precedente, in 16 Regioni e nella Provincia autonoma di Trento aumentano i casi attualmente positivi per 100.000 abitanti e in tutto il Paese sale l’incremento percentuale dei nuovi casi ad eccezione della P.A. di Bolzano, Umbria e Molise già sottoposte a severe misure restrittive. Sul fronte ospedaliero, l’occupazione da parte di pazienti Covid supera in 5 Regioni la soglia del 40% in area medica e in 9 Regioni quella del 30% delle terapie intensive.
“Già da settimane la Fondazione Gimbe segnala le spie rosse di un’aumentata circolazione del virus, la cui forte accelerazione sta di fatto avviando la terza ondata. Ma i tempi di politica e burocrazia sono sempre troppo lunghi e le zone rosse locali arrivano quando la situazione ormai è sfuggita di mano”. Lo afferma il presidente Nino Cartabellotta precisando che “la campagna vaccinale stenta a decollare non solo per i noti ritardi di produzione e consegna delle dosi, ma anche per difficoltà organizzative di molte Regioni che lasciano “in fresco” dosi di vaccino che potrebbero evitare ricoveri e salvare vite, soprattutto tra le persone più a rischio di Covid-19 severa.
Infine, il primo Dpcm a firma Draghi non segna affatto il cambio di passo auspicato: il sistema delle Regioni “a colori” resta di fatto immutato, così come le misure per la maggior parte delle attività produttive e commerciali. E a pagare il conto più salato, come sempre, è la scuola”.
Per l’Istituto Superiore di Sanità, al 18 febbraio la prevalenza della variante inglese al 54%, di quella brasiliana al 4,3% e di quella sudafricana allo 0,4%. “Con la situazione epidemiologica in rapida evoluzione – commenta Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione Gimbe – la diffusione attuale è sicuramente maggiore ed è pertanto fondamentale essere realmente tempestivi nell’istituzione delle zone rosse a livello comunale e provinciale”.
In particolare, nella settimana 24 febbraio-2 marzo, in 94/107 province (87,6%) si registra un incremento percentuale dei nuovi casi rispetto alla settimana precedente, con valori che superano il 20% in ben 65 Province (tabella 2). “Nonostante l’allerta lanciata dalla Fondazione Gimbe già da due settimane – continua il presidente Nino Cartabellotta – gli amministratori locali continuano a ritardare le chiusure se non davanti a un rilevante incremento dei nuovi casi, quando è ormai troppo tardi. Infatti, in presenza di varianti più contagiose, questa “non strategia” favorisce la corsa del virus, rendendo necessarie chiusure più estese e prolungate”.