Il monito (preoccupante) di Crisanti: "Se in Italia arrivasse una nuova variante, non ce ne accorgeremmo"
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Il monito (preoccupante) di Crisanti: "Se in Italia arrivasse una nuova variante, non ce ne accorgeremmo"

Il virologo: "In Italia siamo molto indietro per quanto riguarda sorveglianza e sequenziamento del virus"

Andrea Crisanti
Andrea Crisanti
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16 Marzo 2021 - 11.56


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Le varianti spaventano in Italia e il virologo Crisanti lancia una previsione futura che spaventa il paese.

“In Italia sulla sorveglianza e sui sequenziamenti del virus Sars-CoV-2, siamo indietro di tanto. Se arrivasse e cominciasse a circolare una nuova variante pericolosa non ce ne accorgeremmo, non la vedremmo”.

Secondo Crisanti bisogna fare di più.

Il pensiero dell’esperto è in linea con quanto evidenziato a livello europeo da esperti dell’Ecdc (il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie), secondo cui anche per le tre varianti che più preoccupano oggi – inglese, sudafricana e brasiliana – il livello di circolazione in Europa potrebbe essere sottostimato a causa della limitata attività di sequenziamento genomico nell’Ue.

“Sicuramente – spiega Crisanti – ci sono situazioni più o meno allineate e sicuramente noi siamo tra i peggiori. Non mi sembra si sappia ancora nulla” della rete nazionale annunciata proprio per la sorveglianza delle varianti, “ma poi – aggiunge il direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell’Azienda ospedaliera di Padova e docente di Microbiologia dell’ateneo cittadino – le pare normale che un Paese che ha perso miliardi di euro per questa pandemia, i cui abitanti hanno visto drammaticamente ridotta la qualità di vita, non abbia uno straccio di programma di ricerca sulla malattia?”.

Anche sul fronte europeo per Crisanti c’è qualcosa da migliorare.

“A volte mi convinco che hanno fatto bene in Gb a votare sì alla Brexit. Ero nel Regno Unito ai tempi del referendum e se avessi potuto esprimere la mia preferenza avrei sicuramente votato contro l’uscita dall’Ue. Ma a volte la situazione è talmente disperante, sembra di parlare al vento”.

Quanto al rogo appiccato al portone d’ingresso dell’Iss, “penso che potrebbe essere opera di uno squilibrato, un gesto isolato a cui non do nessun significato. Non lo leggo come una minaccia verso gli uomini di scienza, e personalmente io non mi sento sotto minaccia”.

Crisanti, che in questa pandemia è stato da subito fra gli specialisti più citati e al centro dell’attenzione – per gli studi su Vo’ Euganeo, uno dei centri italiani colpiti per primi da Sars-CoV-2, ma anche per il suo piano tamponi e per le previsioni riguardo al rischio di nuove ondate epidemiche – non nega di aver ricevuto qualche attacco dal web.

“Sui social qualcuno mi dice che dovrei smetterla e forse ha pure ragione – sorride, sdrammatizzando – Ma io sono libero e non me ne frega nulla”.

Riguardo al portone dell’Istituto superiore di sanità dato alle fiamme, “credo che questo gesto non abbia a che fare con l’ultima stretta alle misure anti-Covid – dice Crisanti – Non so, forse avrebbero preso di mira bersagli di maggior valore simbolico. Ma in ogni caso ci sono mille possibilità, mille ipotesi, potrebbe essere davvero in linea teorica persino l’atto vandalico per ripicca di un ex dipendente, che non ha a che fare col clima di questi giorni. Vedremo se emergerà cosa è realmente accaduto”.

 

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