Il virologo Pregliasco: "Estate pù serena se avremo il 30% di copertura vaccinale"
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Il virologo Pregliasco: "Estate pù serena se avremo il 30% di copertura vaccinale"

Lo studioso è intervenuto anche sulle liste di riserva: "Ci vorrebbe un sistema organizzato e trasparente che dovrebbe essere redatta secondo "criteri di priorità definiti a livello nazionale”.

Fabrizio Pregliasco
Fabrizio Pregliasco
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22 Marzo 2021 - 16.34


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Speriamo bene che nel mezzo della terza ondata le chiusure stanno colpendo il morale e le tasche di tutti.
“Credo che, raggiungendo almeno un 20-30% di copertura vaccinale, avremo già dei risultati importanti che ci possano far sperare in una convivenza più serena” con Covid-19. 
Secondo Fabrizio Pregliasco, virologo dell’università degli Studi di Milano, è questa la condizione per contare sull’estate migliore auspicata con ottimismo dal ministro della Salute, Roberto Speranza.
“Già raggiungendo un 20-30% di copertura, comprendendo soprattutto i soggetti più anziani e più fragili – spiega l’esperto – possiamo sperare” in un quadro più roseo rispetto a quello attuale, “anche considerando i risultati che già ora si intravedono in termini di riduzione dell’incidenza tra i soggetti vaccinati. Poi – precisa Pregliasco – è naturale che, quanto più si andrà oltre” con i livelli di copertura vaccinale della popolazione, “tanto più si vedranno risultati positivi e convincenti”.
Il problema delle liste
“Ogni dose di vaccino anti-Covid in questo momento è oro” e in questo senso “è giusto il messaggio del generale Figliuolo”, commissario straordinario all’emergenza coronavirus, “quando dice che nessuna dose va buttata per nessun motivo”. 
Ciò premesso, secondo Pregliasco “ci vorrebbe un sistema organizzato e trasparente”: una lista dei ‘panchinari del vaccino’ che dovrebbe essere redatta secondo “criteri di priorità definiti a livello nazionale”.
“Noi per esempio, al Galeazzi – sottolinea il virologo, direttore sanitario dell’Irccs milanese – chiamiamo delle persone già in lista il mattino dopo, quelli che abitano vicino e che magari sono disponibili in breve tempo. Oppure destiniamo la dose che avanza a qualche nuovo dipendente, o ancora a dipendenti che devono fare la seconda dose. Insomma ci teniamo qualcuno ‘in caldo'”, secondo un’organizzazione “razionale e trasparente”.

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