Ippolito (Cts) contro l'allarmismo su J&J: "I benefici sono nettamente superiori ai rischi"
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Ippolito (Cts) contro l'allarmismo su J&J: "I benefici sono nettamente superiori ai rischi"

Il direttore scientifico dello Spallanzani dopo lo stop dei vaccini dagli Usa: "Si tratta di meno di un caso per milione di vaccinati"

Giuseppe Ippolito
Giuseppe Ippolito
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14 Aprile 2021 - 08.59


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La posizione dell’“allarmismo ingiustificato” sembra essere quella di gran lunga appoggiata dai maggiori virologi, dopo lo stop dei vaccini Johnson&Johnson dagli Stati Uniti.

Secondo Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani e componente del Cts non c’è tanto da pensare, in quanto “i benefici sono superiori ai rischi: acceleriamo le seconde dosi. Fda ha preso una pausa e le agenzie federali già tra un giorno rivaluteranno la situazione. Si tratta di meno di un caso per milione di vaccinati, un rischio molto basso rispetto al beneficio atteso. È presto per trarre conclusioni. La Fda ed i Cdc stanno analizzando i dati”.

“Creare allarmismo”, ribadisce, ”è del tutto ingiustificato. In questi giorni abbiamo imparato un nuovo acronimo, Vitt, ovvero Trombocitopenia trombotica immunitaria indotta da vaccino, di cui sono stati segnalati un numero limitato di casi, una ventina dei quali fatali, a seguito di vaccinazione con AstraZeneca. La più accurata analisi rischi-benefici per fasce di età su questo vaccino l’ha fatta l’università di Cambridge. Per uno scenario epidemiologico comparabile con quello attuale in Italia”, sottolinea, “tra i 60-69enni che non si vaccinano il rischio di finire in terapia intensiva è 640 volte maggiore di un evento avverso grave a seguito della vaccinazione”.

Riguardo la preoccupazione generale su AstraZeneca, Ippolito sostiene che “la probabilità di vaccinarsi e di avere una trombosi è una su un milione mentre quella di non vaccinarsi e di contrarre il Covid è una su cento, ma per essere più chiari forse è il caso di dare due numeri ancora più semplici: nei primi sette giorni di aprile in Italia sono morte di Covid oltre 3.000 persone, in Gran Bretagna 212”, conclude. 

 

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