Grosso problema per la sicurezza di Sputnik: contiene un Adenovirus replicante
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Grosso problema per la sicurezza di Sputnik: contiene un Adenovirus replicante

Il dato emerso riguardo all'adenovirus in grado di replicarsi: "probabilmente non causerà grossi problemi alla popolazione vaccinata, ma è un rischio completamente inutile"

Vaccino Sputnik V in Russia
Vaccino Sputnik V in Russia
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28 Aprile 2021 - 18.03


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Un brutto colpo le campagne vaccinali di tutti quei Paesi che hanno scelto di privilegiare il vaccino russo Sputnik arriva dalla ricerca scientifica.
A quanto sembra infatti il siero contiene un Adenovirus replicante che mette a rischio l’efficacia del vaccino stesso nel combattere il Covid.
A segnalarlo è stata l’Agenzia nazionale di vigilanza sanitaria brasiliana Anvisa.
“L’ente ha affermato che ogni singolo lotto vaccinale dell’Istituto Gamaleya basato sul vettore virale Ad5 su cui hanno dati sembra contenere ancora adenovirus competente per la replicazione”.
L’esperto Derek Lowe, chimico farmaceutico ed editorialista, riporta quanto emerso da un’audizione avuta ieri dalle autorità brasiliane per valutare se il vaccino sarebbe stato approvato per l’uso nel Paese.
Il dato emerso riguardo all’adenovirus in grado di replicarsi, osserva Lowe nella sua analisi, “probabilmente non causerà grossi problemi alla popolazione vaccinata, ma è un rischio completamente inutile.
E se un tale vaccino sta andando a decine di milioni di persone (o più), sembra certo che ce ne saranno alcune danneggiate da questo problema evitabile”. 
I vaccini basati sul vettore adenovirale sono realizzati rimuovendo la maggior parte delle istruzioni del Dna dell’adenovirus e inserendo invece il Dna per creare antigeni del coronavirus.
Il vaccino Oxford/AstraZeneca ha un adenovirus dello scimpanzé, J&J ha usato il ceppo Ad26, CanSino ha l’adenovirus Ad5 e il vaccino Gamaleya è composto da una prima dose basata su Ad26, seguita da un richiamo con Ad5.
“A tutti – aggiunge l’autore del blog – sono state rimosse parti chiave del loro genoma originale per renderli incapaci di replicarsi nell’organismo”.
Quello che è emerso dall’analisi dell’ente brasiliano “mette in discussione l’intero processo di produzione e controllo di qualità”, conclude l’esperto.
“Se hai intenzione di realizzare un vaccino competente per la replicazione, gli studi clinici vanno eseguiti con questo”.
“Posso capire perché i regolatori brasiliani sono preoccupati”.

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