Crisanti: "Senza gli under 18 niente immunità di gregge. Ma l'AstraZeneca non a tutti"
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Crisanti: "Senza gli under 18 niente immunità di gregge. Ma l'AstraZeneca non a tutti"

Il professore di Microbiologia all’Università di Padova: "Serve il vaccino giusto: i giovani non rischiano col Covid, quindi è necessario che il rischio posto dal vaccino sia per loro estremamente basso"

Andrea Crisanti
Andrea Crisanti
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11 Giugno 2021 - 12.54


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Andrea Crisanti, professore di Microbiologia all’Università di Padova intervenendo durante una serata organizzata in occasione dell’iniziativa “Condomini” di Fondazione Musica per Roma ha parlato dell’impossibilità di raggiungere l’immunità di gregge.
“L’immunità di gregge senza i ragazzi sotto i 18 anni non si raggiunge, e lo dicono i numeri. Ma serve il vaccino giusto. I giovani non rischiano col Covid, quindi è necessario che il rischio posto dal vaccino sia per loro estremamente basso”. 
A riportare le parole dello scienziato è il quotidiano La Stampa: 
“Abbiamo circa 10 milioni di italiani sotto i 18 anni, su 60 milioni, rimangono 50 milioni di adulti. Di questi si vaccina l’80% se va bene e siamo già a 40 milioni. E poi abbiamo una altra quota di residenti di cui tenere conto: i senza dimora, i richiedenti asilo non registrati. Arriviamo così a circa 20-23 milioni di persone che non si vaccinano, difficili da recuperare”.
Sull’uso del vaccino AstraZeneca nelle fasce d’età più giovani, Crisanti ha affermato:
“AstraZeneca è efficace e sicuro e causa solo in alcuni rarissimi casi reazioni avverse alcune delle quali anche gravi. Ma per abbattere anche quel remoto rischio, visto che abbiamo un’alternativa, cioè i vaccini a Rna messaggero”.
“Somministrare l’AstraZeneca a tutti è un errore ma non perché questo vaccino non funzioni o non sia sicuro, è un errore perché abbiamo alternative, che vanno privilegiate in via precauzionale”, ha aggiunto.  E sul rapporto rischi-benefici in base all’età:
“Il rapporto rischio-benefici per i giovani non è a favore dei benefici: se per Coronavirus a 18 anni non si hanno decessi, basta un solo caso di morte per vaccino perché il rischio superi il beneficio. La questione è dunque etica”.

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