I timori di Mantovani: "Contro la variante Delta siamo troppo in ritardo"
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I timori di Mantovani: "Contro la variante Delta siamo troppo in ritardo"

L'immunologo dell'Humanitas: "Riguardo la variante Delta, come Paese siamo in ritardo, manca un programma nazionale di sequenziamento delle varianti per capire se e quanto siano pericolose"

Alberto Mantovani
Alberto Mantovani
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30 Giugno 2021 - 09.30


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L’immunologo e direttore scientifico dell’Humanitas di Milano Alberto Mantovani, in un’intervista a La Stampa, ha parlato dell’attuale situazione Covid in Italia e delle modalità con cui, secondo lui, dovrebbero concedere il Green Pass.
“Con la variante Delta il Green Pass va dato dopo due dosi di vaccino e ai guariti con una dose”.  
Secondo Mantovani ”la Delta è la quarta variante che preoccupa, ma ce ne sono state tante e altre ne arriveranno. Bisogna prepararsi”. Per questo motivo è necessario modificare anche le regole per il Green Pass. L’immunologo ribadisce ancora una volta l’importanza dei vaccini, soprattutto per combattere la variante Delta.
″I vaccini sono come la cintura di sicurezza in auto: non è che perché l’abbiamo allora passiamo col rosso o superiamo i limiti. Mascherina e distanza non vanno dimenticati, ma usati quando servono – ha affermato l’immunologo – Riguardo la variante Delta, come Paese siamo in ritardo, perché manca un programma nazionale di sequenziamento delle varianti con studi di funzione per capire se e quanto siano pericolosi. Abbiamo un nemico che cambia e non possiamo non conoscerlo″. Secondo l’immunologo e direttore scientifico dell’Humanitas di Milano ″dobbiamo sequenziare, vaccinare tutti e i 400mila italiani vulnerabili di tumore, con insufficienza renale, immunodepressi e con malattie neurodegenerative. Humanitas ha un programma con altri centri di ricerca per seguire questi casi″.
″Due dosi proteggono molto dall’ospedalizzazione – ha proseguito Mantovani – 96 per cento sul campo con i vaccini a Rna e 93 con AstraZeneca. E
riducono la trasmissione, anche se non si sa di quanto. Resta un 20-25 per cento di persone che risponde poco alla vaccinazione e può ammalarsi, quasi sempre senza finire in ospedale”. Mantovani si esprime anche sull’utilizzo o meno della mascherina, che lui, personalmente, continuerà ad usare,” perché si può incontrare qualcuno che non ha risposto al vaccino o una persona fragile”. Quanto ad AstraZeneca, secondo il professore “la seconda dose va fatta assolutamente, i guariti hanno bisogno di una sola dose, è un vaccino efficace con un effetto collaterale rarissimo per cui basta non farlo sotto i 40 anni come in Regno Unito o 60 da noi”. Il professore spiega inoltre che “la vaccinazione eterologa è stata una prudenza per gli under 60”. “Non è stata molto sperimentata, ma ci sono dati che suggeriscono una possibile risposta migliore. Detto questo penso che le persone hanno tutto il diritto di essere confuse″ afferma.
Quanto alla libertà di scelta del vaccino, dice ancora l’immunologo, ″se si trattasse dei vaccini per l’influenza in farmacia sarei d’accordo, ma questa è una vicenda di salute pubblica in cui regole chiare e omogenee sul territorio nazionale″. Secondo Mantovani la vaccinazione dovrebbe essere obbligatoria ″per gli operatori sanitari a contatto con pazienti fragili, mentre per i cittadini è troppo presto. Ci sono ancora dei punti di domanda sull’immunità e prima servirebbe una grande campagna di convincimento porta a porta. Riguardo i bambini, i dati dicono che i vaccini a Rna funzionano anche tra 12 e 16 anni”.
Mantovani infine ha spiegato come vada consigliato ai giovani di vaccinarsi contro la variante Delta, che in questo momento li predilige.
“Secondo uno studio norvegese a Bergen la metà dei 16-30enni guariti non ospedalizzati dopo sei mesi ha problemi di gusto, olfatto, problemi di gusto e memoria. Se fosse confermato i giovani sarebbero in pericolo. Va consigliato loro di vaccinarsi per limitare la variante Delta che forse li predilige, evitare la malattia e le sue conseguenze, oltre che per mettere in sicurezza le scuole″ ha concluso l’immunologo.

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