Crisanti sicuro: "Togliere il Green pass? Prima arriviamo all'85% dei vaccinati"
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Crisanti sicuro: "Togliere il Green pass? Prima arriviamo all'85% dei vaccinati"

Il virologo: "Siamo all'82%, bisogna avere anche rispetto della paura delle persone, non credo che il 18% di non vaccinati siano tutti di Forza Nuova"

Andrea Crisanti
Andrea Crisanti
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15 Ottobre 2021 - 12.23


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Un intervento che sa di apertura ai negazionisti del virus, anche se appoggia la prosecuzione della campagna vaccinale.

L’arrivo del Green pass nei luoghi di lavoro ha smosso le opinioni dei virologi.

“Arriviamo all’85-88% di vaccinati e poi vediamo se togliere il Green pass”.

Il professor Andrea Crisanti si esprime così a Piazzapulita mentre il green pass diventa obbligatorio sul lavoro pubblico e privato.

“Il Green pass è nato come strumento per favorire le vaccinazioni. Non è uno strumento di sanità pubblica, ci rende un po’ più sicuri. Siamo all’82% di vaccinati, non si arriverà mai al 100%. Bisognerebbe fissare un obiettivo, l’85-88% di vaccinati e poi vediamo se togliere il Green pass o mantenerlo con determinate condizioni. Ma l’obiettivo va dichiarato: bisogna avere anche rispetto della paura delle persone, non credo che il 18%” di non vaccinati “siano tutti di Forza Nuova. Tra l’83 e l’85% dovremmo arrivare ad una situazione di protezione abbastanza stabile”.

“Noi abbiamo fatto il grosso delle vaccinazioni tra aprile e luglio, in ritardo rispetto agli inglesi che hanno vaccinato tra gennaio e febbraio. Credo che i tamponi per tutti non siano la soluzione corretta. Se le aziende vogliono pagare i tamponi, lo facessero. Non ci vedo nulla di male. A me non va di pagare il tampone per chi non si vaccina, ma se un’azienda è disposta a pagare, fatti suoi”, aggiunge.

In questa condizione è possibile che si possa sviluppare una variante più pericolosa della variante Delta? “Di per sé è già molto pericolosa, ha un indice di trasmissione che è molto vicino a quello della varicella. la cosa peggiore che potrebbe capitare ora è che questa variante sviluppi a sua volta altre sottovarianti di cui una magari è resistente al vaccino. Meno contagi ci sono e più questa probabilità diventa remota. Più ci vacciniamo più diamo un contributo a minimizzare questo problema”. “Il problema sono i Paesi in cui l’adesione al vaccino è bassissima. E’ anche interesse nostro – sottolinea – o sviluppare vaccini che siano adatti ai Paesi poveri o trasferire ai Paesi poveri fondi perché li producano”.

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