Un monito e una accusa: “L’Italia ha avuto un atteggiamento rigoroso rispetto alla pandemia mentre il Regno Unito ha fatto, e sta facendo, esattamente il contrario, facendo circolare il virus e oggi si vedono le conseguenze. Hanno tolto ogni tipo di misura di sicurezza, hanno iniziato tardi a fare la seconda dose. Noi invece abbiamo proceduto più guardinghi e con attenzione. Ora, guardando il picco di casi registrato nel Regno Unito, un pensiero di preoccupazione c’è. E’ il segnale che se si molla il virus è pronto a ripartire e, se arriva una variante brutta, anche noi siamo a rischio.
Quindi le misure di contenimento, dall’uso della mascherina al chiuso al distanziamento, servono ancora. Ma visti i numeri del Regno Unito, forse servirebbe che l’Europa si facesse sentire, magari anche rimettendo la quarantena di una settimana per chi arriva in Italia” da oltremanica.
Lo sottolinea Massimo Andreoni, primario di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit).
“L’impegno a ridurre la circolazione del coronavirus deve essere globale – rimarca Andreoni – L’Italia sta facendo bene e i risultati si vedono, il Paese è ripartito e l’impatto sulla curva epidemica si è visto poco. Ma occorre che tutti i Paesi si muovano nel vaccinare la loro popolazione con doppia dose e che si faccia anche di più per immunizzare i paesi più poveri. Il discorso – conclude l’infettivologo – è sempre quello: se il virus circola liberamente, c’è il rischio che emerga una variante più aggressiva. Non possiamo permettercelo e va fatto di tutto per evitarlo”.
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