E’ una patologia ad alto tasso di mortalità, eppure non esistono cure se non contenitive: il 24 ottobre si celebra la Giornata mondiale della poliomielite, una patologia con elevato tasso di morbilità e mortalità, che colpisce soprattutto i bambini al di sotto dei 5 anni.
“Non esistono cure per la poliomielite, se non trattamenti sintomatici che possono solo in parte minimizzare gli effetti della malattia. L’unica strada per evitare potenziali conseguenze è la prevenzione tramite vaccinazione”, ha spiegato Sara Sollai, consigliere junior della Società italiana di pediatria (Sip).
“Sono disponibili due tipi di vaccino anti-polio: uno “inattivato”, di Salk (Ipv), da somministrarsi per via intramuscolare, e uno “vivo attenuato” di Sabin (Opv), da somministrarsi per via orale – ha precisato la pediatra – Il primo è molto efficace nel garantire l’immunità umorale dal virus (nel sangue e negli altri fluidi corporei), ed è quello attualmente utilizzato in Italia.
Il secondo, più facile da somministrare e meno costoso, è più efficace nell’indurre immunità intestinale, risultando quindi più utile nelle aree con servizi sanitari e condizioni igieniche carenti, dove è più facile essere contagiati ingerendo acqua contaminata”.
Che cos’è la poliomelite
“E’ una patologia infettiva acuta, molto contagiosa, determinata da poliovirus (virus a Rna appartenente al genere Enterovirus). Sono stati descritti tre sierotipi di poliovirus (‘selvaggio’)- ha evidenziato Sollai.
L’infezione evolve attraverso cicli di replicazione virale, determinando la distruzione delle cellule infette e portando a quadri clinici variabili da infezioni inapparenti, o con pochi sintomi (febbricola, nausea, diarrea), fino a meningiti asettiche, o a franche forme paralitiche. Il virus può infatti arrivare a colpire il sistema nervoso inducendo una paralisi (paralisi flaccida acuta) che, nei casi più gravi, può divenire totale”.
Come si trasmette?
“Da persona a persona, principalmente per via oro-fecale (i soggetti contagiati lo eliminano per alcune settimane con le feci)- spiega la consigliera Sip- per un periodo limitato della fase iniziale è possibile inoltre una trasmissione anche per via orale tramite goccioline di saliva (per esempio con tosse o starnuti). Anche chi non manifesta i sintomi della poliomielite può trasmettere il virus”.
“Grazie alle estese campagne di vaccinazione e ai sistemi di sorveglianza, sono stati ottenuti grandi progessi da quando, nel 1988, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha lanciato l’Iniziativa globale per l’eradicazione della Polio (Global Polio Eradication Initiative – Gpei – una partnership pubblica-privata)- ricorda Sollai- il numero di casi nel mondo è passato da 350.000 a 140 nel 2020 (con un calo del 99,9%). Nel frattempo, due dei tre ceppi esistenti di poliovirus selvaggio sono stati negli ultimi anni definitivamente eradicati in tutto il mondo (il 2, nel 2015, ed il 3, nel 2019)”.
Il 25 agosto 2020 l’Oms ha annunciato che la trasmissione del poliovirus selvaggio è stata ufficialmente bloccata in tutti i 47 Paesi della sua regione africana.
Attualmente, dunque, cinque delle sei regioni dell’Oms, che rappresentano il 90% della popolazione mondiale, sono libere dal poliovirus selvaggio (le Americhe dal 1994, l’Europa dal 2002, il Sud-Est asiatico dal 2014 e la Regione del Pacifico dal 2000), e restano paesi endemici soltanto Pakistan e Afghanistan.
“In questi ultimi, la situazione senza dubbio non ha tratto beneficio delle conseguenze della pandemia di Covid-19, che ha interrotto per mesi le campagne di immunizzazione di routine, rendendo i tentativi di eradicazione ancora più faticosi – ha osservato la pediatra – Tali difficoltà si sommano anche agli ostacoli di natura politica che le vaccinazioni di massa avevano già incontrato negli anni precedenti: nel 2019 infatti, i talebani avevano impedito le campagne vaccinali nelle zone dell’Afghanistan sotto il loro controllo, per poi riammetterle solo negli ospedali, mentre in alcune zone tribali del Pakistan la somministrazione dei vaccini si scontra con i leader integralisti locali, che ritengono i vaccini veicoli di diffusione dell’aids, strumenti per rendere sterili le giovani musulmane o azioni di copertura per programmi di sorveglianza politica”.
Lo scenario globale “desta preoccupazione – ha detto Sollai – per i casi di infezione da virus polio di tipo 1 che ancora si registrano nei paesi endemici e che indicano la necessità di mantenere, in parallelo alle strategie di vaccinazione, attivi ed efficienti i sistemi di sorveglianza, che dovranno proseguire fino all’eradicazione definitiva della poliomielite a livello mondiale”. Dal 1996 in Italia è attiva una rete di sorveglianza delle Paralisi Flaccide Acute (Pfa), a cura del ministero della Salute, in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità (Iss).
Gli sforzi della Polio Global Eradication Initiative sono inoltre diretti a contrastare la diffusione del poliovirus derivato da vaccino.
“Nei paesi in cui viene largamente utilizzato il vaccino orale una forma attenuata del virus può infatti diffondersi da un bambino appena vaccinato a chi non ha ricevuto il vaccino e risulta, quindi, ancora suscettibile al contagio- spiega la consigliera Sip- Nell’organismo il virus può mutare, in una forma più virulenta e trasmissibile, capace di circolare come un poliovirus vero e proprio (poliovirus di tipo 2 di derivazione vaccinale, cVDPV2) nella popolazione non vaccinata. Secondo il rapporto dell’Oms di maggio 2021, il numero di casi confermati di questo tipo di polio nel 2020 é stato di 101. Sacche di popolazioni non vaccinate nei paesi più in difficoltà significano che tale virus continua a rappresentare una minaccia e il rischio è amplificato dalle interruzioni della vaccinazione a causa del Covid-19, che hanno reso le comunità più vulnerabili alle epidemie di cVDPV2”.
Per fronteggiare questa tematica è stata avviata la ‘Strategia per la risposta al poliovirus derivato dal vaccino circolante di tipo 2’.
“La prima fase di questa campagna ha visto la creazione di un team di 20 esperti in operazioni e gestione delle vaccinazioni, epidemiologia, logistica e comunicazioni, provenienti dai principali partner di GPEI. Il gruppo di lavoro è stato definito nel settembre 2019. Un gruppo di virologi del Belgio, finanziato dalla Bill and Melinda Gates Foundation, ha identificato le zone chiave del genoma del virus dove avvengono le mutazioni capaci di trasformarlo di nuovo in un patogeno virulento, ed è stato sviluppato un nuovo vaccino orale, più geneticamente stabile, pronto ad essere utilizzato per la gestione di focolai epidemici”, ha concluso Sollai.
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