L’obbligo vaccinale è stato sdoganato in Europa dall’Austria, che lo ha imposto dal prossimo febbraio.
Intanto nel nostro Paese prosegue la discussione per renderlo effettivo a breve.
″Per decidere sul vaccino obbligatorio andrebbe valutato l’impatto biologico, clinico ed epidemiologico del virus. Le categorie più colpite dall’infezione, per esempio, risultano 5-11enni e 40-50enni.
Sarebbe auspicabile che almeno i dipendenti della pubblica amministrazione e le forze dell’ordine fossero obbligati a vaccinarsi essendo a stretto contatto con la popolazione″.
Lo dice al quotidiano La Stampa Giorgio Palù, professore emerito di Virologia all’Università di Padova, presidente dell’Aifa e membro del Cts, secondo cui l’obbligo per tutti “resta la soluzione estrema da valutare in base all’andamento della pandemia. Certo non siamo ancora alla situazione austriaca″.
Palù prosegue:
″Il certificato verde è stato un grande successo di politica sia sanitaria sia economica e potrebbe essere rafforzato per alcune attività, stanti i limiti tecnici del tampone sia antigenico sia molecolare.
L’immunità, come dimostrano gli studi sulla popolazione, inizia a calare già intorno ai sei mesi specie negli anziani e nei soggetti con patologie concomitanti.
È pertanto ragionevole la proposta di abbassare la durata del certificato a nove mesi.
L’incremento della protezione data dal ‘booster’ è ottimo nei confronti di tutte le varianti, ma sulla durata si deciderà in base ai dati scientifici″.
Riguardo l’estensione a tutti della terza dose, il virologo sottolinea che ″l’Fda americana l’ha autorizzata dai 18 anni e anche da noi l’opportunità sarà presto valutata.
I bambini sono sicuramente più esposti alla variante Delta. Entro fine novembre l’Ema dovrebbe pubblicare la sua valutazione rischi-benefici e successivamente l’Aifa si esprimerà″.
Sulla crescita del contagio, Palù non si mostra allarmista, sostenendo di essersi aspettato ″una recrudescenza invernale, ma grazie ai vaccini non è esponenziale.
L’Italia non può lamentarsi. Tutta Europa sta peggio, perché meno vaccinata”. Alla domanda ‘quanto crescerà ancora il contagio?’
“Sono previsioni da biostatistici, che dipendono da variabili spesso poco controllabili. Dovremmo avere l’umiltà di dire che si tratta di un’evoluzione poco prevedibile. L’unica sicurezza è la protezione data dai vaccini, da rafforzare con la terza dose″.