Bisogna proteggersi dalla quarta ondata, quella dei non vaccinati che nelle ultime settimane ha investito in pieno l’Europa approdando anche in Italia qualche giorno fa. La nuova variante Omicron del Covid è quasi sconosciuta ma si ha già la forte consapevolezza del suo alto tasso di contagiosità.
In questo momento il vaccino non deve assicurare la protezione totale dall’infezione, ma evitare ai cittadini di finire nelle terapia intensiva: questo è ciò che ha dichiarato la vicepresidente senior di BioNTech, Katalin Karikó:
“Il vaccino probabilmente non protegge dall’infezione perché abbiamo avuto dei casi, ma forse protegge dalla terapia intensiva. Ci sono più livelli di protezione: la positività, i sintomi, il ricovero in ospedale, la rianimazione. Ma la situazione è in continua evoluzione, molto difficile da prevedere. Vedo molti colleghi fare esternazioni più o meno rassicuranti ma sono solo speculazioni. Nessuno sa con esattezza cosa accadrà. Una cosa però si può dire: quando venne scoperta la variante Delta, molte persone corsero a vaccinarsi e fecero bene. Perché più persone si vaccinano e meno possibilità ha il virus di evolvere e mutare. E quindi di continuare a diffondersi”.
Lo ha detto alla Stampa la vicepresidente senior di BioNTech Katalin Karikó, la scienziata che ha creato l’Rna messaggero per i vaccini contro il coronavirus, aggiungendo che per capire se il siero servirà contro la variante Omicron, “serve un numero molto ampio di dati, che ad ora non abbiamo. Lo avremo nelle prossime settimane, in un tempo anche relativamente breve”.
“Non sappiamo, per esempio – ha spiegato la scienziata parlando anche con il Corriere della Sera – quanti dei contagiati in Sudafrica erano vaccinati, quanti di loro si sono ammalati, quanto gravemente. Se hai 1 o 2 casi, serve a poco: occorrono numeri alti. La verità è che per ora non sappiamo. Tutti guardano ai numeri dei contagi in crescita. Però sappiamo anche quante differenti varianti sono già comparse finora: un’altra sudafricana, una giapponese, l’inglese, l’indiana, la latino-americana, ce n’è stata una in California. Semplicemente, il virus evolve continuamente. Questo però non significa che per ogni variante serva un nuovo vaccino. Magari possiamo scoprire che è diminuita l’efficacia contro l’infezione, ma la protezione resta comunque molto alta contro la malattia”.
Quanto all’ok dell’Ema al vaccino ai bambini tra i 5 e gli 11 anni, la scienziata, parlando con La Stampa precisa, che “per un bambino la quantità di vaccino è ridotta rispetto a quella di un adulto, sono solo 10 microgrammi. Poi va valutata l’azione dell’mRna perché il vaccino ne rappresenta solo una piccola parte, mentre il virus è un pezzo ben più grande. Per questo serve una dose di certo per i bambini, io credo che ne serviranno due alla fine. Credo basandomi sulla mia esperienza – prosegue – che le persone davvero vogliano sapere come funziona il vaccino. I livelli di preoccupazione sono diversi: c’è chi chiede come è prodotto, come viene usato, altri vogliono sapere cosa succede a cinque anni dall’inoculazione. A tutte queste persone rispondo, con ragioni scientifiche, ma di base non sanno cosa fa un biologo molecolare. Non hanno sufficienti conoscenze per sapere se ho ragione o torto. E per questo, continueranno a credere al loro credo. È una battaglia che non vinceremo mai”.
Da Milano, dove ha ricevuto la prima laurea honoris causa in Medicina assegnata dalla Humanitas University, la Karikò ha rivolto agli studenti il consiglio di “amare il vostro lavoro”. Nel corso della cerimonia, riporta Repubblica, ai giovani che la ascoltavano ha detto di “concentrarsi su ciò che potete fare e cambiare e poi credere in voi stessi: l’ambiente circostante può essere intimidatorio, soprattutto per un giovane che si approccia al mercato del lavoro. Ma credete in ciò che fate, perché credere in se stessi è un viaggio senza fine mentre credere di fallire dura pochi giorni”. E alle ragazze: “Non dovete scegliere tra la carriera e avere dei figli, ma trovare l’uomo giusto che tiene ai vostri sogni e supporta le vostre decisioni”.
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