I rianimatori: "Siamo nella quarta ondata, casi disperati e maggiori rischi tra chi non è vaccinato"
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I rianimatori: "Siamo nella quarta ondata, casi disperati e maggiori rischi tra chi non è vaccinato"

Alessandro Vergallo, presidente nazionale dell'Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani: "Nel breve-medio periodo prevediamo che ci sarà una crescita consistente ma non tale da creare situazioni di grande criticità".

I rianimatori: "Siamo nella quarta ondata, casi disperati e maggiori rischi tra chi non è vaccinato"
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18 Dicembre 2021 - 19.28


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La situazione si sta facendo difficile e per quanto l’Italia stia meglio di quasi tutti gli altri paesi la preoccupazione c’è anche perché non è chiaro quanto la variante Omicron potrebbe avere un impatto.

“Siamo nella quarta ondata. Ora, mentre l’andamento dei contagi è in una franca progressione esponenziale e la curva cresce, abbiamo il dato relativo ai ricoveri ordinari e in terapia intensiva che sostanzialmente cresce in modo lineare. Però è ragionevole supporre che la variante Omicron, molto più contagiosa, farà aumentare i casi quindi i ricoveri e ci sarà una pressione maggiore sui reparti. Nel breve-medio periodo prevediamo che ci sarà una crescita consistente ma non tale da creare situazioni di grande criticità”.

 Lo afferma Alessandro Vergallo, presidente nazionale dell’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani (Aaroi-Emac).

A preoccupare molto gli anestesisti che vedono tanti casi disperati in rianimazione, sono i milioni di italiani non vaccinati. “E’ mancato l’ apprendimento della lezione, in una fascia di persone, che chi non è immunizzato è una serbatoio per la riproduzione del virus. Oggi – osserva Vergallo – chi non è vaccinato ha un rischio 3 volte più alto di una progressione seria di malattia. E’ inaccettabile”.

Le restrizioni per i no vax

– Sulle scelte che molti Paesi europei stanno prendendo in queste ore, l’allargamento dell’obbligo vaccinale, il lockdown per chi non immunizzato o un lockdown generalizzato a Natale, “l’approccio sul freno dei contagi e sul sovraccarico dei reparti è sempre lo stesso: si tratta di un approccio multimodale alla progressione di questa ondata quindi i vaccini, la prevenzione individuale e quella sociale. Solo uno di questi fattori da solo non basta” ma “è chiaro che la politica dovrà assumersi delle responsabilità, ad esempio – conclude – delle restrizioni solo per i non vaccinati potrebbero avere un senso nel frenare i contagi e quindi contenere anche l’impatto sugli ospedali”.

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