Preoccupazione sì, terrore no, Ma servono misure serie.
“Siamo in una situazione in cui è arrivata una variante a grandissima diffusibilità, qualsiasi intervento volto a limitarne la circolazione evitando di trovarsi nella situazione di dover chiudere cose è ovviamente un provvedimento opportuno”.
Così Massimo Galli, già direttore di Malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano sull’obbligo di mascherine Ffp2 al chiuso, tra i provvedimenti indicati dalla Cabina di regia per la nuova stretta anti-Covid e che dovrebbero essere varati dal Consiglio dei ministri.
“Premetto che non amo commentare provvedimenti che non sono definitivi perché – sottolinea Galli – si rischia di dire cose che poi non trovano corrispondenza con la realtà” ma “sulle Ffp2 sono assolutamente d’accordo a questo punto – afferma l’infettiologo – tenendo conto che danno una maggior garanzia è un provvedimento opportuno”. Per quanto riguarda invece l’obbligo di mascherine all’aperto “spero ci sia scritto come elemento correttivo ‘se sei da solo in mezzo al nulla devi avere la mascherina nella tua disponibilità nel momento in cui tu ti dovessi trovare in un contesto con molte persone’ perché poi – chiosa l’infettivologo – i provvedimenti per essere accettabili devono anche essere logici”.
Promossa “senza se e senza ma” da Galli anche la stretta che prevederebbe la necessità del super Green pass, ovvero il certificato che attesta l’avvenuta vaccinazione, anche per le consumazioni al banco in bar, pub e ristoranti.
“Bisogna che si capisca davvero che non stiamo giocando – avverte l’infettivologo – ma che siamo di fronte ad una nuova emergenza. Il vaccino sarà magari un ombrello con dei buchi ma è l’unico che abbiamo e lo dobbiamo usare al massimo perché senza di questo avremmo ancora i morti dell’anno scorso se non peggio.Con questo abbiamo una situazione migliore”.
Bene secondo Galli anche l’accorciamento della validità della certificazione verde che dal 1 febbraio dovrebbe passare da 9 a 6 mesi e l’anticipazione della dose di richiamo del vaccino da 5 a 4 mesi dalla seconda dose. “I dati che stanno sempre più emergendo sulla durata dell’efficacia dei vaccini, soprattutto per quanto attiene all’infezione – spiega l’esperto – ci dicono che verosimilmente bisogna accorciare i tempi del booster e quindi c’è una logica in tutto questo. Teniamo conto – sottolinea – che la variante Omicron da questo punto di vista rappresenta un’incognita ulteriore. E
ragionando in un’ottica di popolazione ridurre i tempi della validità del Green pass e quindi della vaccinazione ha una sua validità. Poi è un dato di fatto – sottolinea – che ci sono persone che rispondono bene e che hanno una risposta anticorpale ancora molto valida anche dopo parecchio tempo dalla seconda dose”.
Tuttavia abbreviando i tempi del richiamo “rischi proprio non ce ne sono – assicura – e complessivamente, considerando la popolazione nel suo insieme, potrebbe essere un elemento utile perché va a dare un ulteriore stimolo a coloro che hanno risposto poco, male o insufficientemente”.
Plauso, a prescindere dal Covid, poi allo stop a cibi e bevande in sale cinematografiche e palazzetti dello sport. “Io l’ho sempre trovata abbastanza una schifezza questa cosa – afferma l’infettivologo – oltretutto consumare sugli spalti vuol dire sporcare dappertutto, avere anche scarso rispetto di quelli che hai attorno e credo di aver detestato con tutta l’anima il puzzo del pop corn del mio vicino. Ma a parte questo, dal punto di vista sanitario – spiega – se tu mangi soprattutto cibi che ci metti un bel po’ per finirli, significa che ti togli la mascherina e ovviamente il rapporto di contiguità con il tuo vicino di sedia è assolutamente negativo, quindi in questo momento non ci si può permettere il pop corn al cinema”.
Perplessità invece per il medico sullo stop fino al 31 gennaio per eventi e feste all’aperto che “evidentemente – sottolinea Galli – prevedono grandi concentrazioni di persone, per cui – afferma – è una misura abbastanza giustificata. Che sia abbastanza in contraddizione però con il fatto del mantenere le feste al chiuso mi sembra palese.
Questa è la cosa che commento meno volentieri – sottolinea – perché non mi è ancora chiara e mi sembra ci sia una contraddizione. Dopo di che – chiarisce – non sto auspicando nessuna delle due soluzioni a priori, non sto dicendo abolite anche quelle al chiuso ma sto dicendo ‘fatemi capire'”, conclude.