Uno studio mette in pausa il sogno di Marte: nello spazio gli astronauti perdono troppi globuli rossi
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Uno studio mette in pausa il sogno di Marte: nello spazio gli astronauti perdono troppi globuli rossi

Lo studio ha esaminato la quantità di anidride carbonica presente nel respiro degli astronauti e gli scienziati hanno visto che i globuli rossi che muoiono nel processo di emolisi sono il 52% in più di quanto avviene sulla Terra.

Uno studio mette in pausa il sogno di Marte: nello spazio gli astronauti perdono troppi globuli rossi
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19 Gennaio 2022 - 18.35


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Chi sognava di riuscire a vedere le prime colonie umane su Marte in tempi relativamente brevi con ogni probabilità deve abituarsi all’idea che le cose non sono così semplici: uno studio pubblicato su Nature Medicine infatti è destinato a cambiare profondamente i progetti già in corso per la colonizzazione dello spazio. 

La ricerca ha coinvolto 14 astronauti in missione nella Stazione Spaziale Internazionale: gli scienziati hanno rilevato che il numero dei globuli rossi presenti nel loro sangue era basso a livelli preoccupanti e questo è dovuto a molti mesi di permanenza nello spazio. 

I globuli rossi sono i responsabili del trasporto dell’ossigeno dai polmoni ai tessuti dell’organismo e, viceversa, dell’anidride carbonica dei tessuti fino ai polmoni affinché venga eliminata con la respirazione. Questo processo si conclude con la morte dei globuli rossi, che vengono poi riprodotti dal midollo osseo. 

Lo studio ha esaminato la quantità di anidride carbonica presente nel respiro degli astronauti e gli scienziati hanno visto che i globuli rossi che muoiono nel processo di emolisi sono il 52% in più di quanto avviene sulla Terra. Una condizione che, teorizzano gli scienziati, permane anche quando gli astronauti sono ritornati sulla Terra e può durare per anni. 

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Questo fenomeno, chiamato ‘emolisi’, può portare a affaticamento, mancanza di fiato e tachicardia e renderebbe impossibile il lungo viaggio di astronauti verso Marte, che durerebbe dai 6 ai 9 mesi, senza contare la permanenza sul pianeta e il viaggio di ritorno. Si tratterebbe di un totale di quasi 3 anni nello spazio, periodo che alla luce di questo studio è giudicato per ora impossibile. 

Quello dell’emolisi è solo uno dei tanti problemi che vanno risolti per permettere al corpo umano di viaggiare nello spazio: i principali sono la diminuzione della massa muscolare, il rigonfiamento di collo e testa a causa dei liquidi che si concentrano nella parte alta del corpo a causa dell’assenza di gravità. A tutto questo si aggiunge anche il problema delle radiazioni cosmiche, contro cui gli astronauti non sono difesi nello spazio dato che non esiste l’atmosfera. 

Insomma, per il momento gli unici che potranno continuare ad andare su Marte saranno i robot. Tristemente, dovremo accontentarci. 

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