Uno studio americano del Cdc dà buone prospettive sull’efficacia a lungo termine dei vaccini nei confronti della variante Omicron: secondo questa ricerca la sua efficacia è giudicata molto alta.
Durante il periodo in cui a dominare è stata la variante Delta l’efficacia del vaccino si è dimostrata del 90% fra i 14 e i 179 giorni dopo la somministrazione della seconda dose, per poi calare all’81%; con la terza è risalita fino al 94%.
Una volta che Omicron è divenuta dominante, l’efficacia dopo le prime due dosi è scesa all’81% entro i 179 giorni e al 57% nel periodo successivo; con il booster tuttavia è risalita al 90%.
Un secondo studio calcola invece che con il passaggio del testimone fra le varianti Alfa e Delta l’efficacia è scesa dal 93% all’80%, ma che comunque la protezione contro gli esiti fatali della malattia è rimasta elevata, al 94%; non vi sono ancora dati sufficienti per valutare la situazione rispetto ad Omicron, se non che la protezione iniziale è scesa al 68%.
Inoltre, malgrado il numero dei decessi fra le persone vaccinate con due dosi sia nettamente aumentato con la variante Delta (oltre 20mila persone fra luglio e novembre nel campione soggetto dello studio) i non vaccinati corrono un rischio di esito fatale 16 volte più alto.
Infine, la protezione in questo senso risultava ancora più elevata per coloro che avevano ricevuto anche la terza dose: in questo caso il rischio di decesso per i non vaccinati era 50 volte maggiore.
Inoltre, malgrado il numero dei decessi fra le persone vaccinate con due dosi sia nettamente aumentato con la variante Delta (oltre 20mila persone fra luglio e novembre nel campione soggetto dello studio) i non vaccinati corrono un rischio di esito fatale 16 volte più alto.
Infine, la protezione in questo senso risultava ancora più elevata per coloro che avevano ricevuto anche la terza dose: in questo caso il rischio di decesso per i non vaccinati era 50 volte maggiore.