Covid, Sestili avverte: "I contagi stanno risalendo, il virus è ancora tra noi"
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Covid, Sestili avverte: "I contagi stanno risalendo, il virus è ancora tra noi"

Il fisico Giulio Sestili evidenzia come il coronavirus non sia sparito: "I contagi sono saliti del 13% negli ultimi sette giorni"

Covid, Sestili avverte: "I contagi stanno risalendo, il virus è ancora tra noi"
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7 Marzo 2022 - 11.55


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Il fisico Giulio Sestili lancia l’allarme: il coronavirus non è sparito, ma sta, invece, crescendo, proprio nel momento in cui si sta abbassando il livello di guardia. “I contagi stanno risalendo, +13% negli ultimi sette giorni. Con una stima dell’Rt a 1,3″. Lo sottolinea il fisico Giorgio Sestili, che fin dall’inizio della pandemia analizza e monitora l’andamento epidemico di Sars-CoV-2. “Sono quattro le regioni dove il virus è in crescita: Umbria, Calabria, Molise e Valle d’Aosta”. Secondo il fisico questo rialzo è dovuto “al fatto che è tutto aperto e stiamo meno attenti ma ancora c’è molto virus in giro, siamo ancora a marzo e fa freddo”.

Anche i dati del matematico Giovanni Sebastiani del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), indicano che “la curva della percentuale dei positivi ai test molecolari ha subito una diminuzione della velocità di discesa a partire alla penultima settimana di febbraio, e il valore medio attuale è pari a circa il 9.5%”. Le curve dell’epidemia di Covid-19 cominciano a rallentare la loro discesa: è vero per quella degli ingressi nelle terapie intensive come per i nuovi casi e per i decessi, mentre in circa metà delle province i valori dell’incidenza hanno smesso di scendere e si trovano in una fase di stasi.

Negli ultimi dieci giorni, poi, “si rilevano incongruenze nei dati del totale dei positivi ai test molecolari in alcune regioni, come Veneto, Valle D’Aosta e Calabria”. Per quanto riguarda i ricoveri, i dati del ministero indicano che nelle terapie intendive sono complessivamente 603, ossia 6 in meno del giorno precedente nel saldo tra entrate e uscite, e i nuovi ingressi sono stati 37; nei reparti ordinari i ricoverati sono complessivamente 8.828, ovvero 146 in meno in 24 ore. I dati di Sebastiani indicano che “a livello nazionale, nella prima settimana di marzo è avvenuta una frenata della discesa della curva degli ingressi giornalieri in terapia intensiva, il cui valore medio negli ultimi sette giorni è pari a circa 45 unità”, osserva l’esperto. “Lo stesso – prosegue – è avvenuto a partire dall’ultima settimana di febbraio per la curva dei decessi, il cui valore medio negli ultimi sette giorni è pari a circa 200 morti al giorno”.

I dati del ministero della Salute indicano che i decessi sono stati 105, contro i 173 del giorno prima. Verso la stasi anche i valori dell’incidenza nelle province: l’analisi dei dati dell’incidenza dei positivi ad entrambi i tipi di test, antigenico e molecolare, nelle ultime due settimane per le 107 province italiane, dice Sebastiani, rivela che quasi metà di esse (49) è in fase di stallo, o di crescita”, rileva l’esperto. “Si osserva – aggiunge – la presenza di sei cluster di province contigue: il primo di province piemontesi e lombarde, uno di province venete e friulane, uno con province toscane, umbre e marchigiane, uno di province molisane, campane, pugliesi e lucane, uno di province calabresi e l’ultimo con due province contigue siciliane”. “Stiamo assistendo a una riduzione nel numero dei casi, ma vediamo che stanno scendendo più lentamente”, dice all’Ansa il fisico Enzo Marinari, dell’Università Sapienza di Roma.

“L’andamento che stiamo osservando ci fa aspettare che la discesa della curva si potrebbe fermare nei prossimi giorni, assestandosi su un plateau alto, intorno a circa 20.000 casi al giorno, ma grazie alle vaccinazioni il numero di casi gravi e decessi non sarebbe alto”. Secondo il fisico “un piccolo rallentamento si comincia a osservare anche nella discesa della curva dei decessi: bisognerà vedere a quale livello si fermeranno”. Certamente, ha aggiunto, “bisogna considerare che l’estate è ancora lontana e il fattore meteo non sta ancora giocando un ruolo”. D’altro canto, osserva, “i due grandi picchi dell’epidemia di Covid-19 in Italia del 2021 e del 2020 li abbiamo avuti in aprile”

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