Meloni tenta di riabilitare De Donno: "Sulla terapia al plasma aveva ragione". Ma non è proprio così...
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Meloni tenta di riabilitare De Donno: "Sulla terapia al plasma aveva ragione". Ma non è proprio così...

Giuseppe De Donno, ex primario di pneumologia dell’Ospedale Carlo Poma di Mantova, morto suicida nel luglio 2021, era stato per molti mesi un baluardo della cura con il plasma iperimmune, messa in dubbio dalla comunità scientifica

Meloni tenta di riabilitare De Donno: "Sulla terapia al plasma aveva ragione". Ma non è proprio così...
Giuseppe De Donno
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20 Aprile 2022 - 17.27


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“Sulla terapia promossa dal professor #DeDonno, qualcuno deve scuse e risposte…” scrive Giorgia Meloni su Twitter condividendo un video di Fuori dal Coro in cui si cita uno studio del New England Journal of Medicine che tratta il plasma iperimmune usato nelle terapie contro il Covid-19. 

Giuseppe De Donno, ex primario di pneumologia dell’Ospedale Carlo Poma di Mantova, morto suicida nel luglio 2021, era stato per molti mesi un baluardo della cura con il plasma iperimmune, messa in dubbio dalla comunità scientifica e poi usata come bandierina dall’estrema destra che era alla disperata ricerca di un modo per andare contro il governo. 

Salvini, Meloni e compagnia cantante avevano eletto De Donno a martire della scienza, con i vari ‘non ce lo dicono’ e complottismi di contorno. Ma cosa dice esattamente questo studio per il quale, secondo Meloni, dovremmo chiedere scusa a De Donno? 

Il paper si inserisce in un filone di studi  già noti che suggeriscono una certa efficacia, ma siamo ben lontani dalla riabilitazione della teoria di De Donno. Lo studio pubblicato dal New England Journal of Medicine riguarda pazienti ambulatoriali, non pazienti ospedalizzati come quelli del noto studio Tsunami del 2021, che pure indagava la cura con plasma. 

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Lo studio al quale ha partecipato Giuseppe De Donno, pubblicato nel 2020 nella rivista Haematologica, non trattava affatto i pazienti ambulatoriali e in una fase precoce: il contesto in cui lavorava De Donno era quello emergenziale, dove si tentava l’utilizzo del plasma iperimmune nel tentativo di salvare le vite dei pazienti ospedalizzati e in condizioni gravi.

Lo stesso De Donno, in un’audizione al Senato, dichiarava: “bbiamo deciso di utilizzare il plasma iperimmune di pazienti convalescenti in pazienti gravi, con una sindrome da distress respiratorio acuto del polmone, quindi pazienti che necessitavano di ventilazione meccanica e ossigenoterapia”. 

Inoltre, lo studio del New England Journal è stato fatto su adulti sintomatici che risultavano positivi indipendentemente dai loro fattori di rischio e dallo stato vaccinale. Gli autori sostengono che la maggior parte erano non vaccinati e che gran parte di quelli ospedalizzati, nonostante il plasma, erano non vaccinati. 

Secondo gli autori dello studio, la sperimentazione svolta risulterebbe utile nelle aree dove la vaccinazione non è ben distribuita e il plasma potrebbe essere usato per le fasi iniziali nelle future pandemie mentre vengono sviluppate ulteriori terapie. Gli autori, inoltre, auspicano che i sistemi sanitari si adoperino per la creazione di centri di somministrazione per i pazienti ambulatoriali durante le prossime pandemie. 

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Agli inizi della pandemia, in assenza di altre armi a nostra disposizione, la terapia basata sul plasma dei convalescenti era praticamente l’unico tentativo per trovare una soluzione, ma non è risultata utile per coloro che avevano già sviluppato una forma grave.

Daniele Banfi della Fondazione Veronesi scrive su Twitter: “Non c’è nessuna riabilitazione del “plasma iperimmune”. Come sempre si prende uno studio e lo si estrapola dal contesto per portare avanti la propria tesi del complotto contro De Donno […] L’utilizzo del plasma iperimmune non è una novità scientifica. […] Per quanto riguarda Sars-Cov-2 l’idea è la seguente: prendiamo il plasma dei guariti e somministriamolo a chi sta male in modo tale che gli anticorpi del guarito riescano a neutralizzare il virus nel malato […] 1)per avere plasma iperimmune devo avere malati. 2) solo il 30% dei donatori risulta idoneo 3) il plasma va somministrato endovena il prima possibile. Più virus neutralizzo e meno saranno i danni. Il tempismo è tutto. […] Veniamo dunque alla realtà: a marzo 2020 ricordate cosa erano gli ospedali? Chi pensa che di fronte a migliaia di morti qualcuno potesse riuscire a produrre plasma iperimmune da somministrare a pazienti nemmeno ricoverati vive su un altro pianeta. In conclusione: nessuna riabilitazione del plasma iperimmune. Può servire nei pazienti ai primissimi stadi di infezione. Oggi il suo utilizzo può considerarsi del tutto superato poiché abbiamo a disposizione armi ben più efficaci e meno problematiche”. 

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