Il mondo delle criptovalute ha guadagnato in questi anni non solo valore, ma anche interesse da parte di chi ha visto in questa nuova realtà un nuovo modo di investire il proprio denaro. Partito nel 2009 con il Bitcoin, questo è un mercato che in pochi anni è arrivato a valere fino a 3mila miliardi di dollari di capitalizzazione, un valore superiore all’intera ricchezza prodotta in un anno in un Paese come il Regno Unito.
La crisi di Terra USD
Negli ultimi tempi però si sono iniziati a insinuare dei dubbi sulle prospettive future riguardo alle criptovalute, tra governi che cercano sempre più di regolamentare questo mondo e delle crisi di singole valute digitali che portano alcuni ad avere sfiducia. Ma cos’ha scatenato in queste settimane una perdita di centinaia di miliardi di dollari?
Il crollo della stablecoin Terra USD e il relativo token Luna, ha portato a un effetto domino che ha travolto tutte le altre criptovalute. In generale una stablecoin è una moneta virtuale il cui valore viene agganciato a una valuta con corso legale, come ad esempio il dollaro, e garantiscono che il valore totale sia coperto da fondi o altri strumenti che garantiscono in ogni momento la conversione della criptovaluta. TerraUSD, che era stata ideata per valere sempre 1$, traeva, invece, la sua stabilità dall’essere associata al token di Luna e non da riserve di beni fisici. Il crollo del valore di Luna, però, ha portato anche Terra USD a non avere più un supporto su cui basare il proprio valore.
Questo crollo ha portato a un’ondata di vendite su tutte le altre criptovalute, che, anche se non direttamente coinvolte, avevano perso ormai attrattiva agli occhi di molti investitori, oltre che per spinte speculative, che hanno portato molti a cercare di trarre il massimo guadagno da questo momento di crisi.
Dubbi e critiche
Molti, in passato, avevano visto le monete digitali come un’alternativa ai classici beni rifugi, come l’oro, cioè prodotti in cui investire in momenti di crisi perché presentano un comportamento anticiclico, ossia aumentano il loro valore quando il mercato azionario scende. Le criptovalute, invece, in questi ultimi periodi di crisi, si sono comportati come delle azioni, perdendo valore di fronte a tensioni di geopolitiche e agli spettri di un rallentamento economico globale.
A tutto ciò, ormai da tempo, si aggiunge la pressione da parte di istituzione e governi delle principali economie del mondo per limitare le attività legate alle criptovalute. Dalla Cina, che ha abolito le transazioni e le attività di mining, alle dichiarazioni del ministro del Segretario del Tesoro degli Stati Uniti, Janet Yellen, che afferma la necessità di norme più restrittive. Anche la governatrice della BCE, Christine Lagarde, ha affermato l’importanza di stabilire regole che permettano anche di proteggere i risparmiatori, che spesso vanno incontro a rischi più grandi di quelli che pensano di assumersi.
Non solo dal mondo politico e bancario, ma anche dalla finanza si levano voci contrarie alle criptovalute. Uno degli investitori più autorevoli al mondo, Warren Buffett, ha più volte ribadito come esse rappresentino, secondo l’opinione dell’oracolo di Omaha, un asset senza alcuna fondamento, perché sono beni che non producono valore, che viene deciso unicamente dalla domanda e dall’offerta per le stesse criptovalute.
Prospettive: tra crisi e ritorno alla stabilità
D’altra parte, però, il crollo improvviso, con una conseguente perdita del valore delle criptovalute, è un evento già accaduto in passato e che si è ricomposto in breve tempo. Proprio queste fluttuazioni eccessive rendono molte persone diffidente ad usarle come beni rifugio, che invece dovrebbero proteggere dalla volatilità del mercato.
Anche se sono stati persi centinaia di miliardi di dollari, bisogna pensare che questo è un valore tutto sommato piccolo se paragonato ai valori delle aziende presente sui mercati azionari ed è perciò difficile che questo crollo possa causare una crisi più ampia. Il mondo delle criptovalute si trova di fronte a una delle sfide più grandi dalla sua nascita.