La sentenza della Corte Suprema che ha rimosso il diritto costituzionale all’aborto, rischia di produrre un vero e proprio terremoto negli Usa, da diversi punti di vista. Si prevede, infatti, che più della metà degli stati introdurrà nuove restrizioni o divieti dopo che la corte ha annullato la sentenza Roe v Wade del 1973, che garantiva il diritto all’interruzione di gravidanza negli Stati Uniti. La Corte Suprema ha deciso a maggioranza con 6 voti a favore e 3 contrari: l’aborto non è più protetto a livello federale.
Conseguenze immediate: sono 13 gli Stati che hanno bandito l’aborto all’istante. In tutto si ritiene che più della metà, 26 certamente o molto probabilmente, vieteranno completamente l’aborto. Ciò potrebbe tradursi in una crisi di salute pubblica senza precedenti.
Complessivamente, la sentenza della Corte Suprema dovrebbe significare che circa 36 milioni di donne in età riproduttiva perderanno l’accesso all’aborto nei loro stati, secondo una ricerca di Planned Parenthood, un’organizzazione sanitaria pro aborto. I divieti in Kentucky, Louisiana, Arkansas, South Dakota, Missouri, Oklahoma e Alabama sono già stati applicati.
In Mississippi e North Dakota entreranno in vigore dopo che i rispettivi procuratori generali li avranno approvati. In Wyoming entrerà in vigore tra cinque giorni; il divieto nello Utah è entrato in vigore nella notte. In Idaho, Tennessee e Texas verranno applicati entro 30 giorni.
La decisione è stata accolta per contro con euforia dagli attivisti anti-aborto fuori dal tribunale di Washington, ma le proteste contro la sentenza sono programmate in più di 50 città degli Stati Uniti.
A New Orleans, in Louisiana, il Women’s Health Care Center, uno dei soli tre centri per aborti nello stato, è stato chiuso e il suo personale è tornato a casa. Mentre già si teme per altri diritti come quelli LGBTQ e non solo. E la questione sta raccogliendo ampia rilevanza internazionale.