Harris Vs Trump: è lotta anche sulle politiche ambientali
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Harris Vs Trump: è lotta anche sulle politiche ambientali

La battaglia tra il candidato repubblicano e quella democratica passa anche delle politiche energetiche e ambientali. Ecco quali sono le due posizioni e i punti principali presenti nei rispettivi programmi.

Harris Vs Trump: è lotta anche sulle politiche ambientali
Kamala Harris e Donald Trump
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4 Novembre 2024 - 13.07 Culture


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di Agostino Forgione

Kamala Haris e Donald Trump rappresentano due modi completamente differenti di vedere il mondo. Un’affermazione lapidaria, che per onestà intellettuale devo riconoscere non abbia partorito io, capace di descrivere più che concisamente le differenti e antitetiche prospettive che si delineano nel caso vincesse l’una o l’altro. Ciò è ovviamente valido anche nel caso delle politiche energetiche e ambientaliste presentate nel programma della candidata democratica e in quello repubblicano. Ecco una breve analisi dei due documenti, nei quali sono illustrate le sorti verso cui l’America andrà incontro.

Donald Trump

Come ben noto Trump ha più volte osteggiato la lotta al cambiamento climatico, licenziando quest’ultimo come una “bufala” e “una delle più grandi truffe di tutti i tempi”.  “Drill, baby, drill” è l’affermazione che sintetizza le politiche che intende sovvenzionare: via libera a nuove trivellazioni di idrocarburi e stop agli “insani” incentivi a favore della mobilità sostenibile, nonché alle norme ambientali introdotte dai democratici.

L’ex presidente, infatti, intende ritirare l’Inflation Reduction Act, un pacchetto legislativo approvato dall’amministrazione Biden volto ad aumentare la produzione di energia pulita. Quest’ultimo prevede ben 739 miliardi di dollari sovvenzionati grazie a iniziative come la riforma fiscale, stanziandone ben 433 di cui 369 destinati alla produzione di energia nazionale e pulita. L’obiettivo è quello di ridurre l’emissione dei gas serra nel 2030 del 40% rispetto ai livelli del 2025. Oltre alla sua abolizione, Trump ha dichiarato di voler ridurre le risorse destinate agli enti che si occupano di tutela ambientale e lotta al cambiamento climatico, con la volontà di far uscire nuovamente gli USA dall’Accordo di Parigi.

Nel capitolo 3 dell’Agenda 47, questo il nome del suo programma elettorale, viene espressa la volontà di “costruire la più grande economia nella storia”, ricorrendo a “energia a basso costo, affidabile e abbondante”. DI nuovo, ciò significherebbe aumentarne la produzione da fonti fossili. Nel capitolo 5, intitolato “Proteggere i lavoratori e gli agricoltori americani dal commercio iniquo”, viene espressa la volontà di “salvare l’industria automobilistica statunitense”, frenando l’importazione di veicoli cinesi ed eliminando le agevolazioni sulle auto elettriche. Non è inoltre passato inosservato l’attacco al mercato europeo: “Non prendono le nostre auto. Non prendono i nostri prodotti agricoli. Vendono milioni e milioni di auto negli Stati Uniti. No, no, no, dovranno pagare un prezzo elevato”, ha affermato il tycoon  

Kamala Harris

Completamente opposto il programma presentato da Harris. Sebbene non siano molti i punti chiaramente riconducibili all’ambito green, la candidata ha da sempre espresso un marcato interessamento alla tematica ambientale e alla lotta al cambiamento climatico. Nel capitolo 5, intitolato “Abbassare i costi dell’energia”, la democratica ha anzitutto rimarcato l’importanza dell’Inflaction Reduction Act e dei suoi finanziamenti verso nuove forme di energia sostenibile, affermando il diritto ad aria e acqua pulite per tutti.

L’attuale vicepresidente, inoltre, ha rimarcato l’importanza di adottare e foraggiare pratiche agricole rispettose dell’ambiente, esprimendo la volontà di rendere il settore a zero emissioni nette entro il 2050. Parimente, il partito democratico punta a eliminare per buona parte l’impronta di carbonio causata dal settore dei trasporti sempre nei sopracitati termini. Per Harris la transizione energetica non deve spaventare né i cittadini né l’industria, in quanto la conversione garantirebbe milioni di nuovi posti di lavoro. Il cambiamento climatico è una “minaccia esistenziale”, ha dichiarato, sentenziando che gli Stati Uniti devono agire con urgenza.

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