Nannette Streicher, una donna poco conosciuta
Top

Nannette Streicher, una donna poco conosciuta

Compositrice, produttrice di strumenti a tastiera e grande amica di Beethoven. Dimenticata nel passato, oggi il suo nome acquisisce rilevanza

Nannette Streicher, una donna poco conosciuta
https://www.ilpost.it/2025/03/23/nannette-streicher-pianoforti-beethoven/
Preroll

redazione Modifica articolo

24 Marzo 2025 - 17.42 Culture


ATF

Fu Nannette Streicher a costruire il pianoforte preferito di Ludwig van Beethoven, di cui divenne una grande amica. Lei fu un’imprenditrice di successo, una fra i costruttori di pianoforti più apprezzati della scena musicale viennese tra il Settecento e l’Ottocento. Fu anche pianista, insegnante e compositrice e, nonostante i diversi successi, lei fu dimenticata dalla storia.

Pochi anni fa il New York Times ha raccontato la sua storia e recentemente è riemerso il suo nome, poiché molti campi del sapere stanno riconoscendo il giusto merito alle donne trascurate dalla storia. Ad esempio, questa settimana è stato dedicato a Nannette Streicher un concerto in provincia di Varese, all’interno di una rassegna pensata per “riscoprire musiciste, compositrici e cantanti che hanno scritto la storia”. Streicher fu descritta dal poeta Hermann Rollett come una donna allegra, dai “lineamenti un po’ duri e spigolosi” ma dalla “natura vivace, quasi maschile, nel modo di parlare e nel tono”.

Nata nel 1769 ad Augusta, in Baviera, Anna Maria “Nannette” Streicher imparò a suonare il piano dal padre, Johann Andreas Stein. Lui fu l’inventore della “meccanica viennese”, un meccanismo per gli strumenti a tastiera che in seguito fu ripreso da tutti i produttori viennesi. Fin da bambina si dedicò alla bottega e a soli otto anni si esibì davanti a Wolfgang Amadeus Mozart, che aveva provato uno dei pianoforti di Stein durante una visita ad Augusta. In una lettera a Stein, Mozart la descrisse così: «aveva un gran talento, e avrebbe potuto diventare qualcuno».  Nel 1792, dopo la morte del padre, si sposò con Johann Andreas Streicher che insegnava musica a Monaco di Baviera e poi si trasferì a Vienna, dove si dedicò all’attività di famiglia.

Leggi anche:  "Paura dell’alba": un film per ricordare la Resistenza nella sua drammatica complessità

Come ha ricordato il New York Times, lei fu considerata solo la moglie di Streicher, mentre in realtà l’azienda era sua e fu proprio lei a perfezionare le tecniche del padre. Ogni anno l’azienda produceva dai 50 ai 65 pianoforti e presto diventarono i più richiesti e apprezzati in tutta Europa. Gli Streicher furono protagonisti della vita culturale viennese, anche grazie ai concerti da loro organizzati, prima a casa e poi in una sala da 300 posti allestita accanto al salone d’esposizione della fabbrica.

E tra i partecipanti non c’era solo gente comune, ma personaggi noti come lo scrittore Johann Wolfgang von Goethe e Beethoven. Streicher aveva conosciuto Beethoven da ragazza e tra i due era nata un’amicizia e una collaborazione che durò fino alla morte del pianista, avvenuta nel 1827. Già nel 1786 Beethoven aveva usato un fortepiano della Stein e dieci anni dopo chiese a Streicher di usarne uno dei suoi per un concerto nell’attuale Bratislava. In una lettera spedita in seguito a suo marito lo definì uno strumento “ammirevole”, ma scherzò sul fatto che fosse “troppo perfetto” per lui, perché voleva “la libertà di trovare il suo suono personale”.

Leggi anche:  "Paura dell’alba": un film per ricordare la Resistenza nella sua drammatica complessità

Due secoli fa la maggior parte dei pianoforti veniva costruita in base alle esigenze dei musicisti, ma le tecniche di costruzione e le richieste stavano cambiando per due motivi:i gusti musicali stavano evolvendo e gli eventi si stavano spostando dai saloni aristocratici a spazi più ampi. In questo contesto nel 1802 Streicher e il fratello si divisero e lei continuò a produrre pianoforti con il nome Streicher née Stein, migliorando la meccanica e riuscendo a soddisfare le indicazioni di Beethoven. Amica e collaboratrice di Beethoven, divenne anche una specie di governante e confidente nell’ultima fase della carriera del pianista. In questo periodo, si trovò a gestire la sordità e una grave crisi creativa, e a cercare la tutela del nipote Karl. Circa sessanta lettere scritte tra il 1816 e il 1818 lo testimoniano, poiché emerge che le chiedeva di occuparsi della casa, di fare la spesa e di gestire questioni simili. Fu proprio in quel periodo che Beethoven compose la sua sonata più lunga e tra le più complesse e ambiziose, ovvero la sonata per pianoforte n. 29 op. 106 (o “Hammerklavier”). 

Leggi anche:  "Paura dell’alba": un film per ricordare la Resistenza nella sua drammatica complessità

A margine di una bozza originale della sonata conservata al Morgan Library & Museum di New York, l’editore Vincent Novello scrisse che il documento gli era stato donato da “una delle amiche più care e più di lunga data di Beethoven”. Nannette Streicher morì nel 1833 e il figlio Johann Baptist si occupò dell’azienda, trasformandola nella più importante produttrice di pianoforti in Austria. Lei e il marito sono sepolti vicino e a pochi metri da Beethoven nel principale cimitero di Vienna.

Native

Articoli correlati