I brasiliani non hanno mai dimenticato quel 16 Luglio 1950, quando al Maracanà di Rio de Janieiro persero la finale di Coppa del Mondo, allora Coppa Rimet, per 2 a 1 contro l’Uruguay di Pepe Schiaffino e Ghiggia. Fu un dramma nazionale e furono proclamati 3 giorni di lutto in tutto il Paese. Il Brasile da allora non giocò mai più, nemmeno in allenamento, con la tradizionale casacca bianca e il portiere Barbosa fu costretto a nascondersi e ad espatriare per anni, per sfuggire alle angherie dei suoi connazionali che lo trattarono sempre, fino alla morte, come un appestato.
Ma quella partita al confronto fu una carezza rispetto allo schiaffo subito dalla Selecao contro la Germania nella semifinale di ieri sera: la più grande umiliazione della storia del calcio brasiliano, dalla quale per risollevarsi ci vorranno anni di duro lavoro. Per chi era in campo, in particolare per il CT Scolari e per due brocchi del calibro di Fred e Hulk si prospetteranno tempi grami, inseguiti dalla crudele stampa brasiliana e da un opinione pubblica che li considera i principali colpevoli della clamorosa sconfitta.
Tutto il mondo ora attacca la nazionale verdeoro, ma ognuno ha i suoi drammi, ogni nazionale e ogni squadra blasonata ha qualcosa da farsi perdonare al suo popolo, specie se era favoritissima dal pronostico ed invece è incappata in una bruciante e inaspettata sconfitta.
Cominciamo dal lontano 30 Luglio 1930. A Montevideo, nel primo Mondiale che organizzò la Fifa e che si tenne in Uruguay, in finale si affrontarono Uruguay e Argentina, squadre e paesi da sempre grandi rivali. L’Argentina conduceva il primo tempo per 2 a 1, in un ambiente a dir poco infuocato. L’Uruguay, grazie anche al clima intimidatorio, rovesciò nel secondo tempo la situazione e s’impose per 4 a 2. Il centromediano Luisito Monti, il calciatore argentino notoriamente più coraggioso, in quel secondo tempo sparì però dal gioco. Non glielo perdonarono e da quel pomeriggio fu per tutti gli argentini “El cagon”. Monti smise anche di giocare, praticamente distrutto nel morale, ma poi tentò l’avventura in Italia, ingrassato di 20 chili.
I giornalisti italiani per questo lo presero in giro, già avvisati dai loro colleghi sudamericani, e Luisito Monti non parlò mai più con loro. Il bravo centromediano si prese però una grande rivincita: perse tutti quei chili di troppo e vinse 5 scudetti di fila con la Juventus, diventando inoltre da “oriundo” nel 1934 campione del mondo con l’Italia di Vittorio Pozzo. Solo dopo questo titolo gli argentini furono più indulgenti con il Nostro, anche i tifosi del S.Lorenzo, la squadra per cui tifa Papa Francesco e di cui Monti fu una colonna per tanti anni.
Della beffa del Maracanà del 1950 abbiamo già parlato, per descriverne un’altra passiamo quindi ai Mondiali di Svizzera del 1954. Il 4 Luglio si affrontano a Berna l’Ungheria di Puskas, una delle formazioni calcistiche più forti di tutti i tempi, e la Germania capitanata da Fritz Walter, una buona squadra, nulla di più. Nei gironi eliminatori l’Ungheria aveva già sconfitto i tedeschi con un sonoro 8 a 3. Già nei primi 8 minuti della finale i rossi di Ungheria si portarono in vantaggio per 2 a 0 , con Puskas e Czibor. Poi Puskas venne azzoppato dai bianchi di Germania e gli ungheresi giocarono praticamente in dieci, visto che allora non era prevista alcuna sostituzione. I tedeschi riuscirono quindi a ribaltare incredibilmente il risultato e a portarsi in vantaggio con Rahn a 4 minuti dalla fine.
All’ultimo minuto venne annullato un gol regolarissimo di Puskas e la Germania, nettamente più debole e costretta a giocare in difesa per tutta la finale, vinse il titolo. Dopo la partita quasi tutti i giocatori tedeschi furono colti da malori vari, per cui vennero accusati anche di doping, un’ accusa dalla quale non riuscirono mai a scagionarsi in pieno. Fu però un insulto al calcio che la formidabile squadra dell’Ungheria non riuscì mai ad aggiudicarsi un titolo di Campione del Mondo, con quella squadra e giocatori cosi’ formidabili. La maggior parte di loro fuggì dall’Ungheria dopo l’invasione russa del 1956. I suoi principali alfieri Puskas, Czibor e Kocsis continuarono a dettare legge nei campi di tutta Europa, nelle fila del Real Madrid e Barcellona, ricoprendosi di onori e di soldi, ma la partita di Berna fu sempre per loro un autentico smacco.
Nel 1966, ai mondiali inglesi, toccò a noi italiani l’onta della vergogna. Il 19 Luglio a Middlesbourgh fummo sbattuti fuori dalla Corea del Nord, che si impose per 1 a 0 grazie al gol di Pak Doo Ik, professione dentista. Il vice Ct Valcareggi alla vigilia definì i giocatori coreani come tanti piccoli “Ridolini”, facendo il verso al celebre comico. Fu una tragedia nazionale e le vere comiche i giocatori italiani le conobbero al loro rientro in patria, accolti dai tifosi a suon di pomodori freschi. Per l’allenatore Fabbri ci furono critiche a dir poco feroci, che non superò mai, nemmeno un anno prima della sua morte, che avvenne nel 1994, quando confidò ad un amico giornalista “non auguro a nessuno, nemmeno a un cane, cosa ho passato dopo quella partita con la Corea del 1966”. Ma il mondiale inglese fu contrassegnato dal più grave errore della storia del calcio, proprio nella finalissima fra Inghilterra e Germania.
Ai tempi supplementari, sul punteggio di 2 a 2, venne convalidato all’Inghilterra un gol fantasma, che trascinò i Leoni di casa al titolo. Quella palla, colpita di testa da Hurst, non entrò mai in porta e, come dimostrarono le immagini successive, colpì la traversa e andò solamente a sbattere sulla linea di porta. Fu una gravissima ingiustizia subita dai tedeschi, che protestarono in maniera veemente.
Dopo i mondiali messicani del 1970 vinti, come da copione, dal Brasile di Pelè, nel 1974, ai mondiali di Germania, sembrava l’Olanda, e lo era davvero, la squadra migliore. Era la grande formazione di Cruiff, Rep e Krol. Eppure fu sconfitta in finale proprio dai pratici padroni di casa ( capitanati dal grande Franz Beckenbauer) per 2 a 1, dopo che i tulipani comandarono il gioco per tutta la partita. Per L’Olanda vale lo stesso dell’Ungheria: fu una delle nazionali più forti di tutti i tempi, ma non vinse mai un mondiale. Nel 1982 in Spagna noi italiani ci prendemmo una grande rivincita: vincemmo alla grande il mondiale e fra le altre squadre sconfiggemmo proprio il Brasile, al mitico stadio “Sarria” di Barcellona, per 3 a 2, con tripletta di Paolo Rossi. Il Brasile era un undici fantastico, con assi irripetibili del calibro di Zico, Junior, Eder e Socrates.
Erano più forti di noi, indubbiamente: una squadra che farebbe impallidire l’odierna e scarsa Selecao. Eppure quella partita, che passò alla storia, la vincemmo meritatamente e ci lanciò verso la Coppa.
Nel 1986 invece l’Argentina, negli altri mondiali messicani, si sbarazzò dell’Inghilterra grazie ad una doppietta del suo condottiero Maradona, ma un gol, il primo, fu siglato da un suo clamoroso colpo di mano,” la mano de dios”, come la ribattezzò la stampa argentina. L’altra rete fu una delle più belle della storia del calcio: Maradona scartò mezza nazionale inglese partendo da centrocampo. Nel 1990, nei mondiali disputati in Italia, agli argentini in finale venne restituita con gli interessi quella beffa, quando contro la Germania, si videro decretare contro a 6 minuti dal termine un rigore inesistente, siglato poi da Breeme, che permise ai teutonici di vincere immeritatamente il titolo.
Nel 1990, 1994 e nel 1998 la maledizione dei rigori si riversò contro la nostra nazionale. Nel 1990, da squadra più forte del mondiale, dagli 11 metri fummo sconfitti a Napoli dagli stessi argentini, nel 1994 perdemmo dal dischetto una brutta finale contro il Brasile, nel 1998 perdemmo sempre ai rigori ai quarti con la Francia, futura squadra campione del mondo.
Per non parlare della grande nostra delusione del 2002, dove, fra i nostri demeriti, fummo eliminati dalla Corea (sempre lei) e soprattutto dall’arbitro Moreno, messo apposta dall’Organizzazione per sbattere fuori gli azzurri, a favore dei padroni di casa coreani.
Nel 2006 notevole fu la delusione subita dai tedeschi, sconfitti fra le mura amiche dalla nostra nazionale, futura iridata, in semifinale per 2 a 0. Si arriva quindi, dopo il brutto mondiale sudafricano, giocato al ritmo delle fastidiose trombette chiamate vuvuzelas, ai giorni nostri, al mondiale brasiliano, giocato dalla squadra di casa con la formazione più scarsa della sua storia. Nessuno, però nessuno, avrebbe immaginato un’uscita più ingloriosa, forse la peggiore della storia del calcio mondiale, come avrete letto in questa piccola storia di drammi e delusioni…