Ci sono storie, a Rio, che danno speranza e allo stesso tempo fanno commuovere. Sono le storie degli sportivi che compongono la Squadra degli Atleti Olimpici Rifugiati. Dieci tra ragazze e ragazzi che non potendo gareggiare per le loro nazioni di origine, tutte in guerra, hanno avuto la possibilità di partecipare alle Olimpiadi grazie alla decisione del Cio (Comitato Olimpico Internazionale). Tra questi atleti c’è anche la nuotatrice Yusra Mardini, 18 anni e proveniente da Damasco (in Siria) nonché portabandiera della sua squadra.
La passione per il nuoto nasce sin da piccola e ha vinto anche le mille difficoltà che ha dovuto affrontare in questi mesi. La tenacia e la voglia di vivere le hanno permesso di salvarsi nell’agosto del 2015, quando si è vista costretta a tuffarsi dal barcone che stava affondando nell’Egeo. Grazie al suo coraggio, alla sua forza e alle sue capacità come nuotatrice, Yusra ha messo in salvo 20 persone quel giorno.
La 18enne siriana è riuscita con mille peripezie ad arrivare in Germania con la sorella, marciando da Macedonia, Serbia e Ungheria, e Austria. Ora tutta la famiglia si è riunita a Berlino, dove Yusra si è allenata duramente con il team del Wasserfreunde Spandau 04 per accedere alla competizione di Rio.
Quando ha saputo che avrebbe partecipato alla competizione olimpica ha commetato entusiasta: “Sono felicissima, non posso spiegare quanto sono felice, quando me lo hanno detto ho pianto”. Yusra è specializzata nei 100 farfalla e nei 100 stile libero e già pensa ai Giochi di Tokyo 2020. Purtroppo durante i 100 farfalla di Rio non è riuscita ad accedere alle semifinali, ma per lei il grande risultato è stato partecipare. Un sogno divenuto realtà.
“Voglio che tutti i rifugiati siano orgogliosi di me – ha raccontato Yusra – e che si sappia che dopo ogni lungo e complicato viaggio, si possono raggiungere risultati importanti”.