Ira di Nibali, querela Reda e Le Iene: "I miei test doping regolari"
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Ira di Nibali, querela Reda e Le Iene: "I miei test doping regolari"

La trasmissione di inchieste tv getta un'ombra sui controlli del siciliano Vincenzo Nibali dopo il Tricolore 2015: "I guai sono per i diffamatori".

Vincenzo Nibali
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18 Ottobre 2016 - 15.28


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Ieri mattina Vincenzo Nibali, tramite gli avvocati Fausto Malucchi ed Elena Baldi, ha querelato per diffamazione Francesco Reda e la trasmissione “Le Iene”. È la via legale di una reazione che il messinese aveva già battuto sui suoi profili social alle 00.18 della notte precedente: “I miei controlli sono regolari, i problemi sono per i diffamatori! Buonanotte, sonni tranquilli”. In allegato, la fotografia dei documenti rilasciati dopo il test antidoping effettuato al campionato italiano del 2015. Perché è su questo che si è concentrata la puntata delle Iene domenica sera, gettando ombre sul regolare svolgimento e sul fatto che Nibali, primo classificato (come dodici mesi prima), avesse mai sostenuto il controllo.

Un passo indietro. Per capire occorre tornare al 27 giugno 2015 quando Vincenzo conquista a Superga il secondo Tricolore consecutivo davanti a Francesco Reda. All’antidoping, il cosentino del Team Idea risulta positivo all’Epo: riceverà una squalifica di otto anni. Nel servizio della Iena Alessandro De Giuseppe, Reda parla però di una irregolarità nei test ematici a cui dovevano sottoporsi, oltre che lui e Nibali, anche Gianluca Brambilla, Valerio Conti e Gianfranco Zilioli: “La dottoressa disse: “C’è un grande problema, non abbiamo i kit per fare i controlli del sangue”. E giuro che Bima (rappresentante federale antidoping, ndr) mi ha detto: “Per me il controllo è nullo””. Poi chiama in causa Nibali, sostenendo che lo Squalo non ha mai fatto il controllo: “È entrato 5 minuti ed è uscito con una busta bianca. Ma ci è stato cinque minuti, capito cosa voglio dire?”. La versione è la stessa di un ex dirigente della Federciclismo, Angelo Francini, allora consulente del Team Idea, che ha addirittura paventato “un altro caso M.P.” cioè Marco Pantani. Dei kit mancanti ne parla anche il verbale del dottor Roberto Bima, dove si specifica però che sono stati fatti arrivare da Torino alle 19.26 per Reda e Zilioli, mentre Nibali si era già regolarmente sottoposto al test, come Conti e Brambilla.

La reazione. “Mi ha telefonato a mezzanotte – spiega l’avvocato Malucchi -: era furioso. Non transige quando si accosta il suo nome alla parola doping”. Al tweet ha fatto seguito l’azione legale. “Il servizio era scandaloso, con la prospettiva che Vincenzo avesse saltato il test si insinuava l’idea che ci fossero ciclisti che la facessero sempre franca – continua l’avvocato -. Ma è tutto inventato di sana pianta, fondato sul nulla, chiacchiericcio da bar: Vincenzo quel controllo l’ha fatto subito dopo il podio, in piena regolarità e trasparenza. Se gli altri hanno avuto problemi, non ci riguarda”.
Una querela alla trasmissione di Italia 1 era già volata dopo la puntata del 4 ottobre, in cui erano state riproposte parole del gennaio 2014 di Danilo Di Luca (“È impossibile non fare uso di doping e arrivare tra i primi 10 al Giro”), per le quali l’abruzzese era già stato a sua volta querelato. “Stiamo redigendo un esposto al garante delle comunicazioni – conclude Malucchi – e valutando di intentare una causa civile contro le Iene e Mediaset. Vedere trattato così il massimo ciclista italiano, da sempre simbolo dello sport pulito, fa male”.

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