Il senso è riconoscere proprio lo sport come veicolo di integrazione dei nuovi arrivati.
L’idea è questa: un immigrato, anche se non ancora in possesso della cittadinanza italiana, possa essere tesserato da un club italiano e partecipare regolarmente alle competizioni.
“Non riconoscere lo ius soli sportivo è qualcosa di aberrante, folle. Oggi va concretizzato: a 18 anni e un minuto chi ha quei requisiti deve avere la cittadinanza italiana”.
È quanto rivendica il presidente del Coni, Giovanni Malagò, parlando a Casa Italia, riferendosi alla vittoria della medaglia d’oro di Marcell Jacobs nei 100 metri piani, un ragazzo nato 26 anni fa a El Paso in Texas ma cresciuto a Brescia.
“Sono anni che c’è una formidabile polemica sullo ius soli. Come Coni hanno provato a tirarci per la giacchetta e noi abbiamo sempre sostenuto la tesi che si tratta di una materia politica, ma non riconoscere lo ius sportivo è aberrante e folle. Questo discorso oggi più che mai va concretizzato – spiega Malagò – a 18 anni e un minuto chi ha i requisiti deve avere la cittadinanza italiana e non iniziare una via crucis con rimbalzi tra prefetture e ministeri. Oggi la risposta migliore l’ha data il presidente del Consiglio, Mario Draghi, che un quarto d’ora dopo le gare mi ha chiamato commosso, orgoglioso ed entusiasta e mi ha fatto i complimenti. Poi gli ho passato gli atleti e lui li ha invitati entrambi a Palazzo Chigi al ritorno, ed è la risposta migliore a queste domande”.
Lo ius soli sportivo – Oggi i minori stranieri che risiedono regolarmente sul territorio possono essere tesserati presso le federazioni sportive italiane. La legge riconosce il principio dello ius soli sportivo dal compimento del decimo anno di età prevede che si applicono le stesse procedure previste per il tesseramento dei cittadini italiani.
Tuttavia non dà la possibilità agli stranieri di essere inseriti nelle selezioni nazionali, per le quali è necessario avere la cittadinanza. Inoltre non può essere applicato solo ai minori che sono entrati in Italia prima di compiere 10 anni. La ragione di questa limitazione è legata in particolare alla pratica del traffico illecito di calciatori: abbassando l’età dei giocatori si riduce anche il rischio che il trasferimento da una nazione all’altra sia dovuto a ragioni di questo tipo.
Le polemiche – Dopo le parole di Malagò sono esplose le polemiche con il leader della Lega Matteo Salvini che sbotta: “Oggi sono strafelice delle medaglie, ma con lo ius soli non c’entra nulla. Non c’è nulla da cambiare. La legge va bene così com’è. Spero che ne vinciamo sempre di più ma lo ius soli non c’entra un fico secco”. “Lo ius soli è una bandierina ideologica: posso assicurare che sino a quando la Lega sarà al governo quella legge non sarò mai approvata” ribadisce il sottosegretario dell’Interno, Nicola Molteni.