I venti di guerra che agitano l’Europa orientale sbarcano anche alle Olimpiadi di Pechino e si concentrano sull’esile figura di una 15enne russa. Kamila Valieva è il talento cristallino del pattinaggio di figura, una medaglia annunciata già mesi prima del suo sbarco in Cina.
Su di lei, com’era logico aspettarsi, si sono concentrate le attenzione dei media e anche quella del Cio, che da anni tiene sotto stretta osservazione i comportamenti della Russia, soprattutto in ambito doping. Per questo, nelle ultime due edizioni delle Olimpiadi, invece della classica denominazione, la Russia è costretta a gareggiare sotto le insegne del Roc (russian, olimpyc, committee). Una sanzione partita il 9 dicembre 2019 e valida per il quadriennio successivo, dopo la scoperta da parte della Wada di manovre governative per manipolare i test antidoping.
In un controllo di gennaio, la Valieva sarebbe risultata positiva alla Trimetazidina, una sostanza usata per combattere vertigini e malattie cardiache. Non ci sono conferme ufficiali sulla presunta positività, vista la minore età dell’atleta che la fa rientrare nella categoria di persona protetta.
Negli ultimi giorni, a Pechino però si è alzata la bufera intorno alla sua vicenda tanto che il Tas – il tribunale arbitrale dello sport – ha convocato la giovane per una lunga udienza durata circa sei ore.
La decisione, espressa in una breve conferenza stampa, ha spalancato le porte dell’olimpiade cinese all’atleta russa su tre cardini: la giovane età della Valieva, il danno irreparabile legato alla sospensione durante le Olimpiadi, e l’impossibilità di concederle un’adeguata difesa.
Tutto questo, però, senza escludere che in un futuro prossimo si possa procedere a squalificare, o meno, la ragazza. In pratica, le prossime gare saranno sub iudice.
“Gli atleti hanno il diritto di sapere che stanno gareggiando in condizioni di parità e purtroppo, oggi, quel diritto viene negato. Questo sembra essere un altro capitolo del sistematico e pervasivo disprezzo per lo sport pulito da parte della Russia. Sappiamo che questo caso non è ancora chiuso e invitiamo tutti nel Movimento olimpico a continuare a lottare per uno sport pulito a nome degli atleti di tutto il mondo”. Con queste dure parole è arrivata la presa di posizione del Comitato olimpico statunitense, per voce del suo amministratore delegato Sarah Hirshland.
Oggi l’ultimo capitolo della vicenda, almeno per ora.
Il Cio ha infatti annunciato che in caso di vittoria o di arrivo a medaglia di Kamila Valieva, non si procederà alla premiazione.
La giovane ragazza non sta di certo vivendo un’esperienza felice e serena, come meriterebbe un’atleta del suo calibro e della sua età di fronte a una spedizione olimpica. Ieri, al termine dell’allenamento, la Valieva è anche scoppiata in lacrime mostrando tutta la pressione accumulata in questi mesi e la fragilità di una ragazza di appena 15 anni.