Quando l’arbitro fischia la fine e comincia la festa, Silvio Baldini fa una cosa che sorprende. Lui, alto e grosso, stretto in un giubbotto da inverno che continua a mettere, per scaramanzia, anche in questa calda notte palermitana, estrae dalla tasca una foto. E’ della nonna, la bacia e le dedica la vittoria.”Lei mi ha insegnato tanto…”.
Capita anche questo nella notte magica di Palermo.
Nella notte della festa c’è pure Moses Odjer, piccolo ghanese, che sul campo fa festa con la sua Antonia e il figlio riccioluto: Corre ad abbracciare Baldini mentre l’allenatore rosanero è intervistato dalla Rai, gli dice qualcosa all’orecchio, tra le lacrime di gioia, poi torna a far festa coi compagni, con la moglie e col figlioletto. Odjer che aveva tanto creduto a questa squadra, a questa città, da accettare di scendere di categoria. Ora in B ci torna, applaudito dai 35mila del “Barbera”. Quel che Moses ha detto a Baldini resta un segreto, l’allenatore toscano dice che a Palermo ora ci vuole restare fino all’ultimo dei suoi giorni. Non rivela quel che gli ha soffiato Odjer all’orecchio, dice soltanto che quelle parole sono le cose che fanno bella la vita e questo suo mestiere. Dietro le parole di Odjer, una bella storia, come tante altre, belle storie che il calcio è capace di regalare, storie di povertà, di riscatto, di viaggi coraggiosi, di approdi felici.
Festa, e festa di civiltà sportiva nella notte del Barbera, coi palermitani arrivati allo stadio abbracciandosi con i 500 ospiti padovani. Abbracci prima della partita, abbracci anche dopo, quando per i 500 è il drammatico bis di una delusione conosciuta lo scorso anno. Il campo ha detto che la B la meritava il Palermo, è d’accordo pure Oddo, l’allenatore dei veneti che alla vigilia aveva peccato di presunzione.
Festa a buon diritto, e non vengano a sporcarla quanti puntano il dito su quella schiera di presidenti di seggio disertori. Chi ha disertato una funzione così delicata, ne risponda, sarà facile individuarli, perseguirli, ma giù le mani dalla festa. Forse è stato davvero così, forse in parte. Del resto, c’era chi aveva avvertito del rischio, c’era chi aveva avanzato la proposta di spostare, anche solo di 24 ore, gli ultimi novanta minuti di una corsa insperata verso quella B scippata nel 2019. Richiesta inascoltata, la risposta è stata un inutile slittamento del fischio iniziale, dalle 21 alle 21 e 15. C’era stato il tempo di verificare, di correre ai ripari.
Giù le mani, dunque, dalla festa, legittima, tanto attesa, festa riparatrice di un torto al quale Palermo e i palermitani hanno risposto con compostezza e civiltà. riprendendosi sul campo e sugli spalti quel che era stato loro tolto con modi e tempi che avrebbero potuto far urlare al complotto. Improvvisamente, dai play off per la serie A all’inferno della serie D, tra i dilettanti, e per un torto infinitamente piccolo rispetto ai crimini e ai misfatti che si consumavano, e si continuano a consumare, nel calcio che conta, quello delle capitali. Senza contare i palloni in campo di Frosinone, senza contare quello strano rigore sbagliato pacchianamente dal Parma. Ma queste, ormai sono altre storie, Palermo non ha strillato, ha saputo ricominciare daccapo, ha dato spettacolo, si è divertito in campo e ha fatto divertire, ha vinto sulle presunzioni degli altri e ora guarda avanti. Dietro questo miracolo di ripartenza, c’è lui, Dario Mirri, giovane imprenditore locale, nipote di quel mitico presidente Barbera tatuato nel cuore dei palermitani, che a lui hanno voluto dedicare la vecchia, affascinante bomboniera della Favorita. Dopo Mirri e con Mirri, ad ore si prospetta una nuova proprietà capace di disegnare in grande il futuro dei rosanero. Appare prossimo il closing col gruppo finanziario proprietario del Manchester City, desideroso di entrare anche nella realtà calcistica italiana. Palermo è una grande occasione, ha un bacino di tifosi tra i più grandi d’Italia, un popolo che non conosce frontiere, spaziando in tutta Europa.
Oltreoceano, in Australia: Ieri sera Palermo-Padova era su Sky, su Rai2, su Eleven Sport, su Rai Italia che ha portato lontano i magici ,ultimi 90 minuti. al Barbera Una ghiotta scommessa, Palermo,che ha smosso anche l’italo americano Pallotta, ex Roma. Passa l’idea che a Palermo si può fare un grande Palermo.
Fin qui la festa, oltre la festa, c’è la realtà triste di una politica che – comunque finisca, lo scrutinio è in corso – non appare capace di dare risposte e ancor prima coinvolgere. Sepolto il berlusconismo del 61 a 0, pure le stagioni del populismo sono finite. Nel vuoto e nelle insufficienze delle possibili alternative, si sono affacciati volti noti del passato, riemerse spinte per tornare indietro, aggregati poteri pronti a considerare la Sicilia un business da condividere. Mancano progetti, idee e uomini e donne capaci di indicare strade nuove pavimentate di valori civili.
In questo quadro, ecco perché restano solo due colori, il rosa e il nero ( l’alba e la notte ) e Santa Rosalia da pregare.
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