Oggi, dopo la strabiliante, inattesa e meritata vittoria dell’Arabia Saudita ai danni dell’Argentina, resta negli occhi la mesta immagine di Lionel Messi visto in campo come un pesce fuor d’acqua.
Messi si è spesso fatto anticipare, ha tirato in curva una punizione allettante, e a tu per tu con il portiere avversario ha colpito la palla di testa in modo a dir poco infantile. Del resto, anche nella squadra in cui milita, il Paris Saint Germain, Messi non sembra essere più al centro del progetto, ormai soppiantato dal giovane Mbappe’ e dal brasiliano Neymar.
Ieri, Cristiano Ronaldo dal canto suo aveva improvvisato una conferenza stampa per dire al mondo quanto è contento della sua straordinaria carriera e mentre parlava è mancato poco che non scoppiasse a piangere. Del resto, anche lui è improvvisamente finito ai margini della ribalta. Il Manchester United lo vuole licenziare, e i suoi compagni della nazionale portoghese stentano persino a rivolgergli la parola.
Messi e Ronaldo hanno monopolizzato l’attenzione del calcio mondiale per più di 15 anni. Un duello mai visto prima, un divismo mai visto prima. Si trovano entrambi sul viale del tramonto, ma questo assurdo campionato mondiale natalizio del Qatar, con le incalcolabili energie che costringe tutti a spendere, sembra fatto apposta per dar loro il colpo di grazia. Messi e Ronaldo li rimpiangeremo, su questo non ci sono dubbi, e li rimpiangeranno soprattutto un paio di generazioni letteralmente cresciute con loro.
Ma nel calcio di oggi, fatto di soldi e di sforzi disumani, che consuma tutto e tutti a velocità supersonica come un tritacarne spaziale, c’è il rischio fondato che di gente come Messi e Ronaldo non se ne veda mai più in circolazione. Oggi il mondo del calcio si sta giocando il futuro come non era mai accaduto prima.
Sbaglieremo, ma se il futuro è questo delle 2/3 partite a settimana sempre, ovunque e per chiunque nel mondo, forse lo sport più popolare del pianeta è destinato a perdere presto lo scettro.
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