Ora vedremo se l’As Roma deciderà autonomamente all’allontanamento a vita dalle sue partite. Nel frattempo a polizia di Stato ha identificato e denunciato il tifoso della Roma, che durante il derby dello scorso 19 marzo ha esposto un vessillo di colore nero, con l’effigie di due soldati riferibili alle truppe naziste della seconda guerra mondiale.
Per lui è scattato anche il provvedimento daspo per 5 anni, adottato dal questore, sulla base dell’istruttoria della Divisione Anticrimine.
La Digos e il Commissariato Prati sono arrivati all’individuazione tramite l’esame delle immagini dell’impianto di videosorveglianza, nelle quali si nota l’accesso del soggetto che ha poi affisso la bandiera dagli spalti della Tribuna Monte Mario, lato curva sud. Dalla comparazione dei dati relativi agli accessi presenti nel sistema di ticketing dello stadio Olimpico si è ottenuta l’identità dell’acquirente del biglietto.
L’annuncio arriva all’indomani della polemiche portate avanti sui social e non solo da moltissimi tifosi democratici e anti-fascisti della Lazio che si erano lamentati per il fatto che l’informazione e parte della classe politica e non solo avesse evidenziato solo quello che era accaduto nel versante del tifo laziale ma aveva ignorato la presenza fascista e filo-nazista che da moltissimo tempo si manifesta nella curva romanista (dove si celebra la Marcia su Roma da molto tempo) senza che ci sia mai stata alcuna eco mediatica.
Ora tutti si aspettano che gli stessi che hanno giustamente condannato il tifoso tedesco con la maglia della Lazio inneggiante a Hitler condannino con la stessa forza e la stessa evidenza quello che accade altrove. Il motivo è semplice: la lotta ai nostalgici del nazifascismo si deve fare dovunque ci siano queste manifestazioni. Denunciarne una e tacerne dieci serve solo a creare il capro espiatorio ma non ad affrontare il problema.