Salgo sul treno a Roma Termini, è giovedì sera, ritardo di 45 minuti e parto con l’ansia, ironia della sorte il treno va a Salerno, aiuto non è proprio un buon auspicio, mi perdonino i salernitani. Sono tutta vestita di turchese ma per scaramanzia con nulla del Napoli, la maglietta con la scritta Maradona è nel marsupio pronta all’uso. Si parte non è un viaggio normale non riesco a trovare la serenità, segna l’Udinese e nella carrozza cala la tristezza e il silenzio, ma forse ci sono tanti salernitani e quindi tutti si contengono. Si scende dal treno e quelli che lo fanno sono tristi e tutti di fretta, eccetto gli spaesati turisti ignari di cosa stiamo vivendo. Decido di prendere il taxi e per magia salgo su un taxi che ha deciso di caricare più persone verso la stessa direzione, e questo è il primo miracolo. Città deserta, silenziosa eccetto per la telecronaca diffusa che arriva dalle TV delle case, dei ristoranti aperti, dei bar. Forze dell’ordine ovunque, ad ogni angolo e anche loro hanno telecronache a volume basso quasi impercettibile. Insomma, senza nulla togliere ai grandi inviati di guerra, come ho detto stamane ad un grande inviato di guerra come Andrea Nicastro, per qualche minuto mi sento così.
La città è sospesa come è sospeso lo scudetto, come siamo sospesi noi. Il tassista mi lascia vicino Piazza Matteotti e si assicura con la polizia che io sia al sicuro. Per strada non c’è anima viva, e così velocemente mentre mi godo il momento surreale sento un botto poi un altro e poi un fumogeno rosso. Allora mi sento di nuovo un’inviata, ma bastano poche centinaia di metri e sono a Via Toledo…dove c’è vita e c’è voglia di vincere. Un sospiro di sollievo come sempre stare tra la gente mi salva dalle paure. Insomma si spera, si canta, si strombazza e si fanno appelli a Maradona e a molti santi primo fra tutti San Gennaro. Con un amico, che è anche un noto artista e genio del contemporaneo, mi incammino verso Piazza Plebiscito, fotografo, osservo e soffro!! Si può soffrire per una squadra di calcio? E così scopro che questa città mi fa sentire bene anche quando soffro.
Ad un passo da Piazzetta Augusteo incontriamo una coppia di Trento, lui ha la maschera di Osimhen, lei per mantello ha una bandiera del Napoli, li fotografo, e ci fermiamo a parlare e mi dicono: “siamo qui perché Napoli è bella ma la gente lo è di più, molto di più “. Davanti ad un venditore di bandiere chiacchieriamo di orsi, della Val di Non e delle mele Melinda quando un boato fragoroso, un terremoto felice ci segnala che il vero Osimhen ha segnato e non si capisce più niente. Fumo rosso e azzurro, fuochi e botti e l’esultanza, mi scappa una lacrima. Così, per adesso, siamo Campioni d’Italia, via Toledo è avvolta da una nube di fumo, il mondo si è “arrevotato” (trad. capovolgere, rivoltare), scendiamo per Santa Brigida e lì in una pizzeria con maxischermo cantiamo e balliamo, i turisti seduti a mangiare sono accerchiati da una folla di tifosi, chissà cosa racconteranno quando torneranno nei loro paesi di questa strana notte. Manca poco, manca pochissimo, si apre agli occhi la bellezza di Piazza Plebiscito, la piazza reale, la piazza d’armi. Napoli e la pazienza di aspettare, la voglia incontenibile di vincere, siamo tanti ma dal Pallonetto e da Monte di Dio iniziano a scendere gruppi di giovani vestiti a festa, famiglie e tanti turisti, siamo tutti in azzurro, finalmente vestono tutti con il mio colore, il mio solito turchese è una divisa. I fuochi timidi iniziano ad illuminare una notte tersa con una luna incredibile, la città del sole stasera deve dire grazie ad una luna che illumina un cielo privo di nuvole.
Siamo alle spalle dell’Antico Caffè Gambrinus, sotto la Prefettura, di fronte il Palazzo Reale illuminato e dall’altro lato la Chiesa e il Porticato di San Francesco di Paola è tutto azzurro. Avrei tanta voglia di piangere, piangere di gioia, piangere perché gioire è troppo poco!! Siamo al recupero, e parte un’onda che parte dal sottosuolo, dai salti e dalle braccia che iniziano ad alzarsi, dagli abbracci e da volti che sono indescrivibili …e allora il conto alla rovescia…e in un attimo fuochi pirotecnici, fumogeni azzurri e fiumi di persone arrivano dai quattro lati della piazza, un boato fatto di voci :“ Siamo Campioni d’Italia”, questo non è un miracolo, questa è la sacrosanta meritata vittoria di una grande città, di un bravo allenatore e di una società sportiva che ci sorprende ogni giorno. Sono così contenta di essere venuta a Napoli, sono qui e vivo un momento epocale, ho visto il terzo scudetto questa volta da adulta e per strada, consapevole di essere con la mia città in un giorno da non dimenticare. Tutti al cellulare come a Capodanno, tutti a mostrare la festa a chi si vuole bene, tutti felici di condividere, perché lo scudetto sospeso di questi giorni è stato una fibrillazione continua, un batticuore che stasera diventa pura felicità. Con il mio solito e originale modo di fare mi sento in dovere di ringraziare le forze dell’ordine per la loro presenza e mi sento di sorridergli perché io mi sono sentita sicura e protetta e non sotto controllo, una piacevole sensazione di sicurezza.
Devo dire che il Sindaco, il Prefetto ed il Questore hanno fatto un egregio lavoro, e senza polemiche bravi anche ai napoletani, che seppur pirotecnici hanno dimostrato maturità e correttezza. Attraverso con Franz Cerami la piazza, che inizia a riempirsi rapidamente e ci dirigiamo verso il mare, verso il Vesuvio per poi deviare su Santa Lucia, cambio di maglietta, finalmente la mia scaramanzia mi permette di indossare la maglietta del Napoli e giù in controtendenza verso il lungomare. Ma sulla nostra destra la festa del Pallonetto e di Monte Echia ci sorprende per suoni e balli, sulle scale irte che salgono laddove è nata Napoli si improvvisano gruppi che festeggiano con le più belle canzoni napoletane, proprio sopra il Bar Calone che ricorda la storia di Massimo Calone (in arte Ranieri). Alzando gli occhi in ogni balcone e finestra sventola una bandiera azzurra. Sembra davvero Capodanno, mille Capodanni insieme, fuochi d’artificio, auguri e baci e abbracci, non ho cenato, non bevo da ore ma le farfalle nello stomaco mi fanno dimenticare la gola secca e la voce che per le urla si è abbassata. È una sera d’estate, siamo tutti in maglietta, la luna ci sorride, il mare è tranquillo e alla mezzanotte credo che nessuno dorma. Siamo sul Lungomare, siamo nella cartolina, siamo di fronte alla nostra bellezza, il Caste dell’Ovo è illuminato con un Grazie e uno scudetto. Un Paradiso, la bellezza della natura, del paesaggio, della storia, la luna che illumina il mare, un incanto vero, chissà la Sirena Partenope quale degli inni sta cantando…
Dalla collina di Posillipo fuochi e luci, da Mergellina altrettanto, e nel Golfo barche e yacht che si godono lo spettacolo e che spettacolo deve essere. Via Caracciolo e Via Partenope sono un Festival della canzone napoletana, i giovani sono quelli più organizzati con bandiere immense, un via vai di allegria. Siamo tutti per strada, siamo tutti incontenibili. Alla Colonna Spezzata a Piazza Vittoria c’è uno splendido quadro di Maradona sotto cui si sono riuniti i tifosi, da lontano si vede attraverso gli alberi della Villa Comunale il Consolato Americano illuminato a festa e con le bandiere che partono dal tetto, un vero omaggio alla città. E’ l’una, domani si lavora, ma gli occhi sono sgranati, lo stomaco vuoto, il cuore pieno, l’adrenalina a mille, nessuna stanchezza, entriamo nel salotto buono, in una delle Piazze più belle e particolari di Napoli, Piazza de’ Martiri, per me un po’ casa, anche i “chiattilli” festeggiano…
Nessuno dorme, nessuno ha perso le energie, le vetrine dei negozi sono pronte a stupire, la creatività è al lavoro, domani ci sveglieremo Campioni, Campioni di molte cose non solo dello scudetto. Con Franz, amico antico abbiamo condiviso questa strana serata/nottata, abbiamo riso, abbiamo tossito per i fumogeni, abbiamo cantato, abbiamo osservato e siamo entrati in una dimensione che neanche fiumi di inchiostro possono descrivere, abbiamo saltato e tremato, abbiamo respirato mille emozioni, commentato personaggi da Carnevale, abbiamo fotografato il mondo, abbiamo “alluccato” (trad. urlato) al mondo l’orgoglio di appartenere nel bene e nel male a questa città, abbiamo pensato a chi oggi non può festeggiare con noi, ci siamo sentiti figli di questa unica città e scoperto qualcosa di più. Le nostre strade si separano a Via Chiaia, andiamo verso le nostre case, io verso Piazza Amedeo, lui verso Via Toledo. La festa è solo iniziata ..durerà per molto e molto tempo..!
Questa volta “Non è stata la mano di Dio, questa volta sono stati i piedi ed i caratteri di tutti i giocatori del Napoli, la testa di Luciano Spalletti e la determinazione di Cristiano Giuntoli grazie ad Aurelio De Laurentis, grazie alla città tutta, anche quelli che vivono all’estero e da lassù a tanti napoletani famosi, a “ faccia gialla” San Gennaro ed ad un argentino che con noi ha vissuto il Paradiso e l’Inferno in terra, ma che per noi è uno di famiglia e il protettore di tutti i tifosi partenopei.
Ha ragione Vincenzo Salemme: “Vi prego, adesso non dite che lo scudetto è un’occasione di riscatto……. Se volete un consiglio, invidiateci”